La web tax difficilmente sarà reintrodotta. Lo ha spiegato Roberto Scano, presidente di Iwa Italy, durante la trasmissione radiofonica “Presi per il Web”, in onda su Radio Radicale, a cui ha partceipato anche la giornalista del Corriere delle Comunicazioni, Federica Meta (scarica qui il podcast della puntata). Nelle scorse ore l’abrogazione è stata messa in dubbio in quanto nella delega fiscale ci sarebbero gli strumenti che obbligherebbero il Governo alla reintroduzione di una norma simile. “Non è così – ha affermato Scano – l’articolo 9 della delega fiscale dice esclusivamente che bisognerà prevedere un qualcosa sulla tassazione di tutte le attività transnazionali, e dunque non solo dell’online, a seguito anche di decisioni in sede europea e tenendo conto di esperienze internazionali. Un ampio respiro sia in termini di tempo che geografici”.
“Certo – ha chiosato Scano – aspetto a vedere effettivamente il testo del decreto per capire se è stata abrogata tutta la web tax o solo il comma 33, il cosidetto ‘comma Boccia’”
Il dibattito in trasmissione si è focalizzato sulle strategie digitali del governo Renzi. “Renzi sull’Agenda Digitale si gioca un po’ la faccia – ha sottolineato Federica Meta – era già una parta corposa del suo piano presentato alle primarie e l’idea è proseguire in parte sulla strada tracciata dal Governo Letta sotto due punti di vista. Il primo è quello della governance, e dunque mantenere il controllo dei progetti digitali sotto il cappello di Palazzo Chigi; il secondo è iniziare quel percorso sui tre progetti chiave di identità digitale, fatturazione elettronica e anagrafe digitale. A questo Renzi ha intenzione di aggiungere un respiro più politico, trasformare quella che è una lista di cose da fare in un’idea di Paese, tanto che il dossier sulle politiche digitali è stato affidato al suo uomo di fiducia Graziano Delrio”.
“Inoltre – ha proseguito Meta – c’è da parte del nuovo presidente del consiglio una grande attenzione alle startup, tanto che la sua prima uscita pubblica sia andato a visitare una startup veneta. Per facilitare la loro diffusione intende lanciare un grande piano industriale che porti ad una revisione della fiscalità per creare un ambiente più favorevole alle nuove imprese”.
I riflettori si sono puntati anche sulla dematerializzazione dei processi della Pubblica amministrazione con l’intervento di Andrea Lisi (presidente di Anorc). “Sembrerebbe la volta buona, perché dal 6 giugno sarà impossibile non fatturare elettronicamente verso la PA – ha ricordato Lisi – Quello che mi rende perplesso nei confronti di questo progetto è che se l’infrastruttura sarà pronta per quella data, potrebbe non esserlo il processo di alfabetizzazione dei professionisti, dei fornitori e dell’apparato umano della Pa. Soprattutto perché occorre contezza di quello che realmente significa fatturare verso la Pa, che non è solo produrre un documento fiscale, ma produrre un documento che deve essere conservato con tutte le caratteristiche e gli accorgimenti che gli permettano di garantire loro valore legale”.
“Importante il discorso sui datacenter – ha continuato Lisi – che a sentire Agostino Ragosa, commissario dell’Agenzia per l’Italia Digitale, avrebbero dovuto essere centralizzati e messi in rete. Un discorso che come tanti altri è stato cavalcato in termini di principi e normative generali, ma non abbiamo norme tecniche che garantiscano una reale traduzione nella realtà di questi buoni propositi. Parliamo da anni di tematiche che non hanno mai trovato questa traduzione normativa”.
“Se vogliamo fare l’Agenda Digitale, anche solo nella sua versione più semplificata, il tema sul piatto è lo switch off della Pubblica Amministrazione – ha chiosato Meta – è questo il presupposto per poi attuare tutte le altre misure”.
“Rendiamoci conto – ha affermato Scano – che anche gran parte del mondo industriale non è alfabetizzato al digitale. Se non creiamo la necessità all’imprenditore di innovare il suo rapporto con la Pa non si va da nessuna parte. Occorre introdurre una vera e propria cultura del digitale che permetta ai privati di non vivere la digitalizzazione delle procedure come una imposizione, ma percepirla come un bisogno a apprezzarne i vantaggi”.