Il braccialetto elettronico prova a lasciarsi alle spalle le polemiche che ne hanno accompagnato lo scarso utilizzo negli ultimi anni. Se da una parte Telecom Italia ha sempre sostenuto la totale affidabilità di infrastrutture e mezzi messi a disposizione, dall’altra il Viminale, il ministero della Giustizia e il Parlamento stanno ormai spingendo sulla necessità di introdurlo per il controllo dei detenuti in attesa di giudizio a cui sono stati comminati gli arresti domiciliari. E sono già allo studio le evoluzioni del servizio che potrebbero portare ad applicarlo all’aperto, quando vengano prescritti divieti di avvicinarsi a persone o zone, come per lo stalking.
Mentre fino a poco tempo fa questo “oggetto misterioso” pagava anche una certa diffidenza di parte della magistratura, oltre che una effettiva mancanza di regole e procedure che ne stabilissero le modalità di utilizzo, oggi questi aspetti sembrano definitivamente risolti. E i numeri iniziano a parlare. Se infatti nei primi sei mesi del 2013 erano stati attivati 26 braccialetti, le cifre sono sensibilmente salite nella seconda metà dell’anno, fino quasi a triplicare, con 86 attivazioni. E i primi due mesi di ques’anno confermano l’accelerazione, con oltre 140 nuovi braccialetti attivati, che hanno portato ad un fotografia attuale più di 220 dispositivi operativi. Anche se la strada da fare è ancora lunga, perché l’accordo che lega il ministero dell’Interno a Telecom Italia è per la fornitura di 2mila braccialetti, cifra stabilita dall’allora ministro Angelino Alfano dopo uno studio ad hoc sull’applicabilità della misura.
La media è destinata ad aumentare anche grazie a un emendamento nel decreto “svuota carceri”, che dispone che non è più discrezione del giudice applicarlo, e che questo debba motivare la decisione di non servirsene: un cambiamento di prospettiva che sintetizza bene la nuova sensibilità nelle istituzioni. Che diffidenza e difficoltà burocratiche si stiano diradando anche tra i magistrati lo prova, tra l’altro, un documento pubblicato dal sito di Magistratura democratica, a firma di Alessandra Brassi, gip presso il tribunale di Torino, e Christine Van Borries, pm presso la Procura di Firenze. “Lo scarso appeal registrato dai dispositivi elettronici, invece largamente utilizzati e con successo in diversi paesi europei – scrivono – pare riconducibile, più che a una preconcetta diffidenza dei magistrati italiani, a un colossale quanto incomprensibile difetto di informazione: pochi di noi sono infatti a conoscenza della concreta possibilità di applicare i braccialetti elettronici pur previsti dal codice di rito”. “L’esperienza maturata negli uffici nei quali si fa uso da tempo di questi dispositivi è assolutamente positiva – concludono -. A Torino non si sono mai registrati falsi allarmi, né evasioni”.
E proprio per ovviare al fatto che fino a poco tempo fa molti magistrati non fossero a conoscenza delle procedure per utilizzare il braccialetto, Francesco Gianfrotta, presidente della sezione dei Gip del tribunale di Torino, ha messo nero su bianco tutti i passaggi, le cosiddette “modalità operative”, per disporre l’utilizzo del braccialetto, mettendoli a disposizione dei colleghi in tutta Italia con tanto di modello prestampato da compilare a seconda delle necessità.
Intanto Telecom Italia è impegnata in una serrata serie di incontri con tutte le procure della penisola, per illustrare il funzionamento del braccialetto elettronico e predisporre il “training” per il personale delle forze dell’ordine per le procedure di installazione e di controllo del dispositivo, che viene gestito dalle sale operative su un’infrastruttura di telecomunicazioni a larga banda messa a disposizione dall’azienda capitanata da Marco Patuano. Il sistema fornito dall’operatore provvede anche all’assistenza 24 ore su 24, 365 giorni all’anno (dal momento che potrebbero rendersi necessarie installazioni o controlli anche nei giorni festivi o di notte, a seconda delle necessità dell’autorità giudiziaria), e l’aggiornamento dei software agli standard più avanzati. Nello specifico, il braccialetto elettronico, che si applica alla caviglia, è composto anche da una centralina, che ha la forma di una radiosveglia, che va installata nell’abitazione in cui deve essere scontata la condanna. Un device che riceve il segnale dal braccialetto e lancia l’allarme peer eventuali tentativi di manimissione e in caso di allontanamento del detenuto.