Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, chiede nuovamente al cda del gruppo tlc di migliorare la corporate governance, affidando la nomina del presidente all’assemblea del 16 aprile. In una lettera inviata ai consiglieri, ai sindaci e alla Consob prima dell’inizio del cda – ora in corso – Asati (nella foto il presidente Franco Lombardi) sollecita i vertici Telecom ad “apportare tutte le modifiche alla corporate governance richieste fin dall’Assemblea del 20 dicembre scorso”, puntando soprattutto sulla “richiesta di nomina del presidente in assemblea”. Ciò anche alla luce del report diffuso questa mattina da Standard Ethics, che ha messo sotto osservazione il rating di Telecom in attesa di nuove proposte in tema di governance in vista della prossima assemblea, con l’obiettivo di evitare potenziali conflitti di interesse e tutelare gli azionisti di minoranza.
Dopo un’attenta analisi dell’architettura azionaria di Telecom Italia, a seguito della recente modifica del patto di sindacato sotto la predominanza di Telefonica, Standard Ethics ha infatti messo sotto osservazione lo Standard Ethics Rating di Telecom Italia in attesa di esaminare eventuali proposte operative in vista della prossima assemblea dei soci.
La decisione viene assunta poiché si rilevano consistenti e potenziali conflitti d’interesse tra l’azionista di maggioranza del patto che controlla Telecom, e Telecom stessa, e si ritiene che tali conflitti non trovino adeguato argine nelle attuali configurazioni di Corporate Governance, trattandosi di una societa’ tecnicamente indipendente, quotata, non sottoposta ad alcun regime di gruppo.
E’ opinione di Standard Ethics – si legge nella nota – che l’attuale condizione possa produrre, in futuro, un iniquo trattamento degli azionisti di minoranza dell’azienda italiana poiché sarebbe teoricamente possibile una gestione societaria influenzata dagli orientamenti di un azionista di maggioranza che agisce nello stesso settore di mercato e dovrebbe farlo in regime di concorrenza con Telecom. E’ possibile che la sola esistenza di rischi latenti di questa portata, se non arginati da migliori presidi regolamentari, violi i principi volontari di Corporate Governance proposti dalle linee guida Ocse e sia in contrasto con i principi volontari di concorrenza richiesti dall’Unione Europea, ponendo limiti alla sostenibilita’ dell’azienda telefonica italiana.