Mentre in Italia gli occhi sono puntati sul tentativo di riavvicinamento Wind-3 Italia, che negli ultimi giorni sembra entrato in una fase di stallo, in Francia potrebbe prendere luogo uno dei più importanti “consolidamenti” europei in materia di Tlc. Effetto anche della forte guerra competitiva che ha caratterizzato l’ultimo anno dopo l’arrivo del quarto operatore mobile, il “low cost” Free, che ha avuto ripercussioni su tutto il settore. Il gruppo Bouygues, che controlla il terzo operatore mobile francese, ha infatti presentato giovedì sera, sul filo rosso, la propria offerta d’acquisto per Sfr, il secondo operatore del Paese, di cui il proprietario Vivendi è intenzionato a liberarsi. L’offerta di Bouygues, che va a competere con quella già avanzata da Numericable, mira secondo le parole del management a valorizzare la stessa Sfr, senza ripercussioni negative in termini occupazionali né di dismissioni incentivate.
La proposta avanzata da Bouygues, nel dettaglio, prevede 10,5 miliardi di euro in contanti e il 46% di quota di controllo della futura società nascente che rimarrebbe in mano all’attuale proprietario. Questa quota, inoltre, sarebbe anche dotata dell’opzione di vendita in sede della (prevista) offerta pubblica iniziale (IPO) da parte di Vivendi. In questo scenario, Bouygues si ritroverebbe col 49% della nuova società e JCD, azionista di minoranza in Bouygues Telecom, il 5%.
La proposta concorrente avanzata precedentemente da Numericable prevedrebbe (i numeri ufficiali non sono ancora stati resi pubblici), numeri vicini per la valorizzazione (14,75 contro 14,5 miliardi), con 11 miliardi in contante, ma , “solo” il 32% in azioni della società risultante per Vivendi. La partita si giocherebbe in più sulle “sinergie”, che entrambi stimano a valore straordinariamente elevati e nelle ultime ore riviste anche al rialzo, comunque indicate attorno ai 10-11 miliardi da entrambi i contendenti. Un’acquisizione avverrebbe con forte leva finanziaria o nuovi partner.
Ruolo decisivo lo rivestirà l’Antitrust francese, particolarmente intenzionata a garantire un numero soddisfacente di competitor sul mercato tali da garantire una concorrenza e quindi un prezzo delle offerte a vantaggio e tutela dell’utente. Operazioni di fusione come quella auspicata non andrebbero di certo in questa direzione.
Vivendi, dal canto suo, dovrebbe prendere una decisione soltanto dopo aver analizzato nel dettaglio le proposte anche in termini di prospettive future. Il processo di scorporo di Sfr è stato avviato un anno fa con l’obiettivo di focalizzare le attività del gruppo sull’entertainment e i media televisivi. La scelta dovrebbe arrivare nel giro di qualche settimana. Nel frattempo i contendenti hanno già iniziato una guerra al “chi rilancia” (per ora solo a parole) di più. Anche perché – questa è la parte più clamorosa dell’operazione – per entrambe si tratta di conquistare una preda più grossa del cacciatore: Sfr è il secondo operatore mobile in terra francese con il 32% del mercato, e il 21% del fisso, con ricavi che superano i 10 miliardi, in flessione lo scorso anno del 9,6% e un margine lordo di 2,8 miliardi, in calo del 16,2%. Numeri in calo, a riprova delle difficoltà del mercato in Francia, dove l’arrivo dell’operatore low-cost Free ha sparigliato carte e conti, ma comunque superiori ai 4,7 miliardi di ricavi di Bouygues e agli 1,3 di Numericable, così come i 10mila dipendenti di Sfr superano quelli dei due candidati acquirenti.
A fine settimana, dopo che Bouygues aveva dettagliato per ultima le proprie proposte, gli indicatori di borsa sembravano avvantaggiare proprio l’attuale terzo operatore mobile e se la funzione procedesse in questa direzione, ne nascerebbe un gruppo da 15 miliardi di euro di ricavi, settimo operatore europeo, primo in Francia nel mobile e secondo nel fisso. Principale ostacolo, come anticipato, l’Antitrust, che potrebbe comunque essere superato all’insegna della parola d’ordine “consolidamento”.