Il consiglio di sorveglianza di Vivendi ha deciso di entrare in trattative esclusive per tre settimane con Altice, la holding proprietaria dell’operatore via cavo Numericable, per la cessione del suo operatore telecom Sfr. Lo riferisce il gruppo stesso in una nota, confermando indiscrezioni trapelate già stamattina. L’offerta di Altice, che “prevede un pagamento a Vivendi di 11,75 miliardi di euro, l’attribuzione del 32% dell’entità quotata combinata e l’uscita di Vivendi secondo modalità programmate”, è stata ritenuta da Vivendi “più pertinente” e con “migliore sicurezza di esecuzione”.
Numericable viene così preferita alla concorrente Bouygues Telecom, la cui offerta risultava invece più gradita, come riportato dai media francesi, al ministro dell’Industria Arnaud Montebourg, perché indirizzava il mercato della telefonia cellulare francese verso il consolidamento e anche perché la cessione a Numericable porrebbe problemi di varia natura: mantenimento dei posti di lavoro in Francia, rischio di sovraindebitamento per Numericable, questioni di ordine fiscale e di concorrenza.
“Abbiamo capito che Vivendi preferisce la scelta di Numericable”, ha detto il ministro, ma la vendita di Sfr ad Altice, che ha sede in Lussemburgo, “pone una serie di rischi e apre a diverse domande”.
Montebourg avrebbe intenzione, secondo quanto riporta Bloomberg, di rivolgersi direttamente al presidente di Vivendi, Jean-Rene Fourtou, per chiedergli di tenere presente l’esigenza di proteggere i posti di lavoro e gli investimenti in Frencia, nel momento in cui prenderà la decisione definitiva sull’acquirente per Sfr.
Fourtou ha sicuramente a cuore innanzitutto i ritorni economici del deal e la rapida uscita di Vivendi dal business telecom, e per questo ha per ora aperto le porte ad Altice, ma il presidente francese Francois Hollande e i suoi consulenti hanno chiesto alla conglomerata francese di non trascurare gli impatti sociali della vendita. E Fourtou, che da un lato si è impegnato con gli investitori di Vivendi a una rapida dismissione degli asset telecom, non può fare a meno di ascoltare i richiami del governo francese, visto che Vivendi vuole focalizzarsi sui business dei media e della pay-tv, dove è presente con Canal-Plus, e questi settori sono severamente regolati.
Sfr, secondo maggior carrier francese, impiega circa 10.000 persone in Francia: preservare i posti di lavoro, investire nelle reti del paese, mantenere una governance pienamente trasparente sono requisiti irrinunciabili per Parigi.
Montebourg si era pronunciato pubblicamente nei giorni scorsi a favore dell’offerta di Bouygues. La sua posizione non rappresenta ufficialmente il resto del governo, ma sicuramente il suo punto di vista è condiviso da molti nell’entourage di Hollande.
Stamattina Iliad aveva fatto sapere che avrebbe proseguito nella sua politica dei “prezzi aggressivi” anche se Vivendi avesse scelto Bouygues e il patron del gruppo, Xavier Niel, aveva anche indicato a Les Echos, che, nel caso di vittoria di Bouygues Telecom, e quindi di cessione dei suoi asset mobili ad Iliad come previsto dall’accordo stretto tra le due società, sarebbero stati assunti più di 1.000 lavoratori per gestire le infrastrutture. Ma al momento la vicenda Sfr sembra avviarsi a una conclusione diversa.