Al suo rientro in Microsoft con il ruolo di “Tecnology adviser”, il fondatore della società, richiamato dal nuovo ceo Satya Nadella “per rivedere la pianificazione dei prodotti, aiutare a prendere decisioni veloci e individuare nuove direzioni”, ha le idee chiare: all’attività nella società che ha creato 40 anni fa, e che oggi gli consente di essere l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio da 76 miliardi di dollari, dedicherà soltanto un terzo del suo tempo lavorativo. I due terzi rimanenti li utilizzerà per la “The Bill & Melinda Gates Foundation”, la fondazione che ha creato insieme a sua moglie e che si occupa e prova a trovare risposte a questioni come il cambiamento climatico, l’energia, l’agricoltura, le infezioni, la riforma dell’educazione.
Per parlare dei suoi progetti e della sua visione del mondo Bill Gates ha scelto la rivista Rolling Stone, concedendo un’intervista-fiume a Jeff Goodell in sui lascia trasparire tutto il proprio ottimismo e il proprio impegno sui grandi temi del momento. “Nella sua ottica – afferma l’autore dell’intervista – il mondo è un sistema operativo gigante che ha soltanto bisogno di essere ripulito dai bug”.
Nel corso dell’intervista Gates si sofferma tra l’altro sulla figura di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (“Siamo entrambi usciti da Harvard – afferma – ed entrambi abbiamo avuto le idee chiare sulle potenzialità dei software”), e sull’operazione che ha portato il social network ad acquisire Whatsapp nelle scorse settimane: “Zuckerberg vuole che Facebook sia il Facebook del futuro – afferma – La sua aggressività è saggia, nonostante il prezzo sia stato più alto di quello che mi sarei aspettato: Anche Microsoft avrebbe potuto essere interessata all’acquisto, ma non so se per 19 miliardi di dollari”.
Quanto al suo rapporto con altre due icone del settore, come Zuckerberg e Steve Jobs, Bill Gates si concede una lettura sintetica: “Io ho iniziato con le architetture – dice – Mark con i prodotti e Steve Jobs con l’estetica”.
Quanto al Datagate, la ricetta di Bill Gates è estremamente semplice: “Attorno a questi temi – afferma – spero davvero che si apra un dibattito più intenso, abbiamo bisogno di regole esplicite. Il Governo ha la possibilità di utilizzare certi strumenti, e per questo è necessario che si apra un dibattito. Non sulle tecniche specifiche da utilizzare, perché questo le renderebbe vene nello stesso momento in cui diventassero pubbliche, ma sulle circostanze nelle quali i governi dovrebbero essere autorizzati a muoversi”. Su Edward Snowden il fondatore di Microsoft è netto: “Ha violato la legge, quindi di sicuro non lo definirei un eroe – dice – Se avesse voluto sollevare l’argomento rimanendo nel paese e dando vita a una battaglia di disobbedienza civile, o se fosse stato più attento al contenuto dei documenti ce rendeva pubblici, allora sarebbe stato possibile dire che stava davvero cercando di migliorare il sistema. Non nutro ammirazione nei suoi confronti”.