Circa il 36% del traffico web di pubblicità è considerato falso, frutto di computer infettati da virus e programmati per visitare automaticamente siti. Lo sostiene Interactive Advertising Bureau, organizzazione che studia e si occupa dell’advertising su internet.
In base all’analisi, gli inserzionisti pubblicitari verrebbero truffati versando denaro ogni volta che le loro inserzioni online vengono caricate da chi visita le relative pagine web, a prescindere dal fatto che quelle visite siano effettuate da persone reali o siano frutto di attività fraudolente.
La diffusione di questo tipo di truffe non sembra scoraggiare le aziende a investire in pubblicità su internet, che diviene sempre più centrale per i consumatori ma sta aumentando in modo aggressivo il monitoraggio di come il loro denaro viene speso.
Puntare su campagne digitali “è troppo importante”, ha detto al Wall Street Journal Roxanne Barretto, assistente al vicepresidente delle attività di marketing digitali per L’Oreal che – così come General Motors e Verizon Communications – recentemente ha scoperto frodi di questo tipo. “Ma ridurre le spese rappresenta un’opportunità mancata per connetterci con la nostra audience cruciale”, ha aggiunto.
Le spese in pubblicità digitale – che includono social media e dispositivi mobili – sono attese crescere di quasi il 17% a 50 miliardi di dollari negli Stati Uniti quest’anno. Si tratterebbe del 28% delle spese totali americane in advertising. Solo cinque anni fa rappresentavano il 16% del mercato complessivo.