L’undicesimo State of the News Media 2014 redatto dal Journalism Project del Pew Research Center scatta la fotografia del panorama americano del giornalismo e dei media mettendo in evidenza il ruolo sempre più importante dei social network, delle video news e del digitale in genere.
I player dell’arena digitale sono infatti ormai dei big, con un forte know-how tecnologico e capacità finanziarie: BuzzFeed conta uno staff di 170 persone tra cui il vincitore del premio Pulitzer Mark Schoofs, Mashable ha 70 dipendenti e tra i suoi direttori un ex del New York Times, Jim Roberts. Ci sono anche diversi imprenditori del mondo Internet, come Jeff Bezos, John Henry e Pierre Omidyar, che investono soldi nei media online.
Le notizie, grazie all’esplosione dei social media e dei device mobili, riescono a raggiungere un bacino di lettori quanto mai numeroso: metà degli utenti di Facebook legge le news sul sito social, senza cercarle altrove, e questo vale soprattutto per i giovani. La metà di coloro che guardano qualche forma di video online guarda video di notizie (anche qui, soprattutto i giovani).
Lo studio di Pew evidenzia anche che ci sono 5.000 professionisti occupati a tempo pieno nei siti di news americani; di questi siti, la metà è nata negli ultimi sei anni. E’ anche vero che i reportage originali arrivano ancora principalmente dai giornali tradizionali, dove però i posti di lavoro non sono più una certezza: gli impieghi fissi nelle redazioni sono scesi del 6,4% nel 2012 e il trend negativo è proseguito nel 2013.
Questo andamento si riflette sul mercato della pubblicità: l’advertising tradizionale di stampa e televisione rappresenta più della metà delle revenues totali che finanziano l’industria delle news ma la pubblicità sulla stampa è crollata del 52% in dieci anni (2003-2012). Le entrate pubblicitarie della tv sono stabili ma messe sotto pressione dalla crescente disponibilità di video online.
Ci sono poi alcuni trend che influenzano il modo stesso di fare giornalismo. Nelle news digitali, esiste una crescente sovrapposizione tra notizia indipendente e comunicato sponsorizzato, cioè pagato da un’azienda o altro acquirente ma il cui testo è redatto da un giornalista. Questo cosiddetto “native advertising” è un’importante fonte di entrate per i siti Internet di news ma può creare confusione nel lettore rispetto a un articolo originale. Lo usano da tempo siti come The Atlantic and Mashable, ma anche i blasonati New York Times, Washington Post e Wall Street Journal si sono di recente adattati al trend. eMarketer prevede che la spesa in native ads raggiungerà quota 2,85 miliardi di dollari nel 2014.
Altro punto da considerare è che, nonostante le tante news fruite tramite Facebook, i dati di Pew mettono in evidenza come i consumatori che leggono le notizie dal social network non necessariamente poi cliccano sui siti dei giornali: l’engagement può restare basso. Il paradosso è che le news circolano di più ma non vengono necessariamente lette: insomma c’è un più basso livello generale di informazione.
Al tempo stesso, le evoluzioni tecnologiche social e mobile stanno non solo portando i consumatori verso le notizie in modo nuovo, ma cambiano il modo di produrre le notizie. La metà degli utenti di social network condivide o ri-posta articoli, immagini o video e il 46% crea discussioni sui temi al centro delle news sui social network. Inoltre, con la diffusione dei cellulari, i consumatori diventano essi stessi reporter di quanto accade intorno a loro: circa un utente su dieci dei social ha postato video su notizie di attualità, dice Pew, e l’11% di tutti i consumatori di news online ha offerto i propri contenuti (testi, foto, video) a dei siti di news. Sui siti social le news si mescolano ad altri contenuti: possono raggiungere da un lato più persone ma dall’altro sfuggono al controllo dei gruppi dei media che le creano; infatti, solo un terzo delle persone che riceve le news su Facebook segue un giornale o un giornalista online, preferendo ricevere le notizie dagli amici.
Un’area sempre più importante nel panorama dei media digitali sono infine le video news online, con una crescita delle pubblicità connesse del 44% rispetto al 2012. Si tratta ancora solo del 10% di tutte le pubblicità digitali negli Usa, di cui YouTube attrae il 20% e Facebook un’altra fetta consistente, ma che gli studiosi prevedono in forte espansione. Anche per questo importanti aziende dei media, come l’Huffington Post e il Texas Tribune, stanno investendo pesantemente nello sviluppo del digital video.