Niente firma, niente acquisto. Potrebbero essere riassunti così i dettagli contenuti nella direttiva europea, appena recepita, che entrerà in vigore il 14 giugno. Come spiega l’Antitrust “affinché un contratto concluso alla cornetta sia valido, occorre la firma. Fisica o elettronica”. Secondo l’Autorità, da questo pacchetto di misure il consumatore ne “uscirà rafforzato” visto che il venditore deve chiarire subito il costo totale del prodotto, comprensivo di tutti gli extra. Stretta anche sull’e-commerce, settore in costante crescita – l’incremento annuo nel nostro Paese è stato del 17-19% dal 2009 al 2013 – ma nel quale i sospetti degli italiani non sono ancora stati superati.
I beni comprati in Rete, infatti, dovranno essere consegnati senza ritardi ingiustificati ed entro 30 giorni o il consumatore può recedere dal contratto. Non saranno più necessari i pellegrinaggi agli sportelli dei consumatori per chiedere lumi sui rimborsi: per esercitare il diritto, da giugno, arriva un modulo standard universale. Contemporaneamente, si allunga (da 10 a 14 giorni) il tempo a disposizione per cambiare idea nelle vendite a distanza. Il cliente deve ricevere il rimborso di quanto pagato entro 14 giorni. Va sottolineato, però, che le nuove regole non si applicano ai contratti a distanza se il prezzo non supera i 200 euro.
Il giro di vite riguarderà anche i call center: le telefonate al servizio per l’assistenza non possono avere un costo superiore alla tariffa base della linea telefonica. Per le aziende non i regola previste multe fino a 5 milioni.
Gli ultimi dati di Netcomm, il consorzio che riunisce gli operatori del commercio elettronico, dimostrano che gli ostacoli sono soprattutto legati a una scarsa fiducia nei siti che offrono i servizi. All’origine della diffidenza – spiega l’ultimo report del centro studi – ci sono il bisogno di toccare la merce (per il 40% degli utenti), l’attaccamento al contate (31%), le remore verso il pagamento online (31%), e, infine, il timore di non ricevere il prodotto (27%) e la paura che il recesso sia complicato (26%). Adesso alcune di queste ansie possono essere accantonate.
Infine chi vende mp3 e film è obbligato a specificare i limiti di compatibilità con i dispositivi hardware e software e gli eventuali limiti di riproducibilità.