Scontro al Tar sull’ultimo miglio. Come scrive Il Sole 24 Ore, Telecom e Fastweb – con due ricorso di segno opposto – si sono appellati al Tar contro la delibera Agcom 747/13 che fissa i prezzi dell’unbundling.
Nel dettaglio la compagnia guidata da Marco Patuano contesta all’Autorità tariffe troppo basse, lamentando un colpo anche superiore ai 110 milioni. Tra i motivi di censura – oltre che l’incoerenza con la raccomandazione Ue – spicca la sottostima dei parametri di calcolo del Wacc: il costo del capitale utilizzati per calcolare il prezzo finale. Secondo Telecom non ci sarebbero le garanzie di “un ragionevole margine di profitto sul capitale investito”.
Focus anche sull’apertura dei cabinet: TI contesta le previsioni in base alle quali deve realizzare “previo impegno degli operatori richiedenti a remunerare i costi sostenuti” oppure adattare l’armadio per ospitare un Olo richiedete in più” o ancora “annunciare sul portale wholesale l’intenzione di creare nuove infrastrutture di accesso o soprarialzi tre mesi prima”. Per la compagnia si tratta di 0revisioni non giustificate né proporzionate alle attuali condizioni di mercato dato che accollano a Telecom l’obbligo di stimolare lo sviluppo delle reti altrui.
Fastweb invece, pur condividendo i principi alla base della delibera Agcom, lamenta una sovrastima del costo Wacc ed errori di calcolo di costi di rete, di manutenzione correttiva, commerciali e di personale. Fastweb punta il dito l’indice contro l’apertura dei cabinet, nelle aree in cui ha già investito, che “azzera il vantaggio competitivo legittimamente acquisito all’esito dell’investimento da parte di Fastweb senza che ve ne siano i presupposti. Secondo la controllata di Swisscom l’investimento esistente vanificherebbe la necessità di intervento.