BANDA LARGA

L’Italia digitale? Si può fare con l’Internet mobile (forse)

La migrazione verso la connettività mobile sta cambiando le abitudini e può essere l’arma vincente per l’alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione

Pubblicato il 07 Apr 2014

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Sono trascorsi oltre dieci anni dall’avvento dei primi servizi a banda larga; dieci anni per passare da meno di 2,5 milioni di collegamenti di rete fissa del 2003 agli attuali 14 milioni. Un periodo che ha visto la moltiplicazione delle prestazioni di un fattore 100 (sebbene nominale) e una riduzione dei prezzi di oltre il 50%, senza considerare gli sconti impliciti nelle offerte integrate. Oggi il mercato di rete fissa è saturo e la lieve crescita è riconducibile agli operatori minori, mentre i leader di mercato tendono ormai a “scambiarsi” clienti, più che acquisirne di nuovi. Il problema sottostante è la saturazione del bacino di cittadini in grado di utilizzare un pc, che poi è la principale ragione del divario che continua a contraddistinguere l’Italia. L’aspettativa è che l’avvento della banda ultralarga porti ad un rimescolamento delle carte.

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla dirompente crescita degli accessi mobili, oggi vicini alla soglia dei 30 milioni, prima grazie alle chiavette e poi di tablet e smartphone, che renderanno sempre più nativo il collegamento a banda larga e definitiva la fusione tra servizi voce e dati. Del resto, già oggi la maggior parte del traffico da terminale mobile avviene sotto copertura wi-fi domestica. La migrazione verso il mondo dei dati è inarrestabile e nel solo 2013 gli accessi mobili sono cresciuti di oltre 5 milioni, con un trend che continuerà a beneficiare della sostituzione dei terminali, nonché dello sviluppo delle offerte integrate. In questo caso è prevedibile che venga finalmente superato lo scoglio degli “alfabetizzati digitali”, dando al mercato italiano una dimensione più consona alla sua reale importanza.

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