In un anno vengono richiesti ed emessi da Inps, Inail e casse edili poco più di 5 milioni e 650mila documenti unici di regolarità contributiva. Una montagna di carte che, tra verifiche, interrogazioni di banche dati e messa a punto dei documenti, contestazioni e controlli, impegna ogni giorno migliaia di persone chiamate a istruire le pratiche, e che, nei casi limite, costringe i richiedenti ad attese anche di un mese.
Poter contare su questo documento è un requisito fondamentale per le aziende che partecipano ad appalti pubblici, edili, di forniture o di servizi, eseguono lavori privati edili, per l’iscrizione agli Albi dei fornitori della Pa, e per accedere ad agevolazioni e sovvenzioni. Nel 2013 l’Inps ha prodotto un milione e 800mila Durc, l’Inail 2 milioni e 960mila, le casse edili 895mila.
Per semplificare e snellire il procedimento il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva annunciato – nella conferenza stampa del 12 marzo – la dematerializzazione del Durc. Un proposito che è finito, nero su bianco, sulla Gazzetta ufficiale del 20 marzo, all’articolo 4 del Decreto Lavoro.
Il testo prevede che non ci sia più una procedura di richiesta del documento, ma che gli interessati verifichino “con modalità esclusivamente telematiche e in tempo reale la regolarità”. Le attese passerebbero così da un mese a 30 secondi. “L’esito dell’interrogazione – chiarisce il testo – ha validità di 120 giorni e sostituisce a ogni effetto il Durc”.
“Abbiamo inteso introdurre un significativo intervento di semplificazione a favore delle imprese, attraverso il superamento dell’attuale sistema che impone ripetuti adempimenti, con un pesante dispendio di tempo e di energie. – dice al Corriere delle Comunicazioni li ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – Insomma, questo intervento si inserisce appieno in una filosofia complessiva dell’azione di Governo che punta a ridurre il peso della burocrazia ed a rendere più agevole e meno onerosa l’attività delle imprese”.
La norma rimanda poi a un decreto del ministero del Lavoro, che dovrà essere pronto al massimo per il 21 maggio, e che dovrà, in accordo con il Mef, il ministero per la Semplificazione, Inps e Inail, definire nel dettaglio “i requisiti di regolarità, i contenuti e le modalità della verifica”.
“Accogliamo con favore questa iniziativa, nel solco di una linea già tracciata negli ultimi anni – commenta Ferdinando De Rose, responsabile nazionale di Cna Costruzioni.
“A questo punto – continua De Rose – sarà fondamentale la fase di passaggio alla nuova procedura. L’impresa può trovarsi nella condizione di non essere regolare per tutta una serie di motivazioni, perché il bonifico non è arrivato in tempo, per una dimenticanza del commercialista o del consulente del lavoro, per un errore nell’imputazione dei dati. L’obiettivo deve essere sempre quello di consentire la regolarizzazione, quando possibile”.
“Siamo favorevoli all’automatizzazione, ma preoccupati che se non è gestita adeguatamente si possano creare problemi, talvolta drammatici – continua – Lo stesso ragionamento di garanzia deve valere, nel caso di difficoltà dell’impresa, per la dilazione concordata del pagamento dei contributi: l’azienda che sta pagando, anche se in ritardo, deve essere considerata regolare. E per l’integrazione tra i sistemi informatici ci sarà bisogno di tempo, di verificare che tutto funzioni bene”.
A parte questi aspetti, sui cui i tecnici stanno lavorando, i vantaggi della nuova procedura vengono tenuti nella massima considerazione dalle aziende, soprattutto dalle imprese edili, che sono spesso tra le più penalizzate dai tempi lunghi della burocrazia.
“Ci sarà una razionalizzazione complessiva – continua De Rose – perché una parte del personale dedicata a queste mansioni potrebbe dedicarsi a cose più utili e con risparmi importanti, fino a quelli derivanti dal completo abbandono della carta filigranata sui cui venivano rilasciati i certificati”.
“Ci aspettiamo che con la dematerializzazione – conclude – diventi anche l’occasione per evitare penalizzazioni inutili: non dobbiamo e non possiamo dimenticare che in passato ci sono state persone che a causa della mancanza del Durc si sono suicidate”.