Aol lancerà a fine anno ‘One by Aol’, una nuova piattaforma pubblicitaria programmatica a livello globale per brand, editori e agenzie. One offrirà alle aziende una visione del viaggio del consumatore attraverso il processo di marketing e permetterà di agire in tempo reale sulla piattaforma in base a queste informazioni. Gli strumenti analitici previsionali – spiega una nota – forniranno dati immediati su parametri quali il pubblico, la frequenza e i risultati, nonché informazioni post-campagna che, attraverso un’analisi di tutti gli schermi e i formati, hanno un impatto immediato sulle metriche del brand. La piattaforma sfrutterà i team e le tecnologie di Adap.tv, Aop (AdLearn Open Platform) e Marketplace per veicolare efficaci iniziative, insight per i brand su ogni tipo di schermo.
Tim Armstrong, amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione di Aol, e Bob Lord, amministratore delegato Aol Platforms (il nuovo nome della divisione tecnologica finora conosciuta come Aol Networks), hanno dato l’annuncio del progetto la scorsa settimana durante la presentazione di apertura di Ad tech San Francisco 2014, dove hanno illustrato la loro visione del futuro della pubblicità: un ecosistema aperto in cui partner, concorrenti, editori e marketer trarranno tutti vantaggio da un settore sempre più guidato da piattaforme. Matt Seiler, amministratore delegato globale Ipg Mediabrands, li ha raggiunti sul palco per annunciare che Ipg Mediabrands sarà partner nella fondazione di One, rafforzando il proprio impegno ad automatizzare completamente la metà dei propri investimenti entro il 2016.
“Si stima che nella sola Emea gli acquisti di programmatic buying arriveranno a raggiungere i 15 miliardi di euro entro il 2017 (fonte Magnaglobal Programmatic Report – Ottobre 2013)”, spiega Georgia Giannattasio, managing director di Be On, parte di Aol Platforms. “Ma se l’attuale ecosistema del digital advertising rimane invariato, dagli 8 agli 11.3 miliardi verrano persi nei meandri delle diverse tecnologie che separano l’advertiser e il publisher. Aol chiama questo fenomeno il ‘technology tax’. Per una regione come l’Emea significa che circa il 75% dell’investimento sfuma durante il percorso danneggiando di fatto sia l’inserzionista che il publisher. One quindi si prefigge l’obiettivo di eliminare queste inefficienze”.