Entra nel vivo il lavoro dell’High Level Group sul futuro delle radiofrequenze costituito dalla Commissione europea a gennaio di quest’anno. Bruxelles ha ospitato oggi la prima riunione del comitato di cui fa parte una variegata costellazione di emittenti televisive, operatori mobili e organismi europei del settore, sotto la presidenza dell’ex commissario Ue e già direttore generale del WTO Pascal Lamy. Solo Gina Nieri componente del cda Mediaset, tra i rappresentanti dell’industria italiana.
Ai rappresentanti dell’industria (broadcaster, operatori di rete, telco mobili, associazioni dell’hi-tech) la Commissione europea ha chiesto di disegnare un novero di proposte su come migliorare e rendere più efficiente l’utilizzo dello spettro – in particolare delle frequenze UHF – nei decenni a venire, a fronte di una domanda di contenuti in piena esplosione. Il gruppo dovrebbe produrre un rapporto finale entro il 30 giugno 2014, contribuendo con le proprie raccomandazioni agli indirizzi strategici e regolamentari che il prossimo collegio dei commissari sarà chiamato a forgiare d’intesa con gli stati membri.
Del comitato fanno parte tra gli altri Telefonica, Deutsche Telekom, Orange, KPN. Tra i broadcaster, oltre alla già citata Mediaset, ci sono la tedesca ARD e la BBC. La selezione dei membri del gruppo, fanno sapere dalla Commissione, è avvenuta tenendo conto di equilibri geografici e di settore, nell’ottica di garantire una più ampia rappresentanza.
“Attendo un risultato condiviso che possa aprire la strada ad un miglioramento sia dei servizi televisivi che di quelli a banda larga”, ha dichiarato stamane il commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes nel corso della riunione. “A Pascal e al suo gruppo – ha proseguito la Kroes – chiedo di verificare come l’Europa potrà gestire il traffico dati e i contenuti audiovisivi sul medio e lungo periodo e di tratteggiare una visione su come rispondere alle sfide cui siamo confrontanti”.
Sfide che sono abbastanza risapute. Al cospetto dell’upgrade delle reti mobili, della crescente convergenza delle diverse piattaforme tecnologiche, e del dilagare di servizi audiovisivi bandivori, la Commissione ha da tempo intrapreso una vera e propria crociata per ottimizzare l’utilizzo e l’allocazione dello spettro, per antonomasia una risorsa scarsa. “O cerchiamo di guidare questi sviluppi – è l’opinione della Kroes – oppure ne saremo travolti e dovremmo affrontare un quadro caotico”.
Il suo mandato è stato costantemente attraversato da questa preoccupazione. Di qui l’adozione nel 2012 del Radio Spectrum Policy Program, il piano di azione europeo sullo spettro la cui pietra angolare è la prescrizione agli stati membri di liberare gli 800 Mhz (un tempo appannaggio della tv analogica) in favore degli operatori mobili. O ancora le norme contenute nel pacchetto sul telecom single market che, oltre ad allungare la durata minima delle licenze, promuovono la liberalizzazione dei diritti d’uso, incentivandone il mercato secondario, anche a livello paneuropeo. Sono dei primi e significativi passi in avanti che tuttavia hanno già sperimentato e di certo torneranno a saggiare l’abituale sospetto degli stati membri. Che, com’è noto, preferiscono continuare ad avere mano libera sulle modalità di assegnazione delle frequenze, visto che le aste sono una formidabile cornucopia di “denaro facile” per le casse statali.
Un fronte altrettanto critico, sul quale proprio il gruppo Lamy è chiamato a elaborare proposte comuni, riguarda la condivisione delle bande UHF da parte degli operatori mobili e dei big della televisione terrestre. Entrambi i settori rivaleggiano in maniera ormai serrata per accaparrarsi porzioni di spettro più ampie e migliori, con licenze d’uso spalmate su periodi più lunghi. Ed è proprio per questo che la Kroes li ha voluti insieme nel gruppo con la speranza che si facciano promotori di soluzioni consensuali. Nel frattempo, l’assegnazione da parte di alcuni stati membri di una frazione delle frequenze 700Mhz agli operatori mobili sta moltiplicando i casi di interferenze nei paesi limitrofi. Questo contesto foriero di incertezza, come più volte denunciato dalla Commissione, rischia di scoraggiare gli investimenti in reti e frenare