Rimane momentaneamente bloccato Twitter in Turchia. Nonostante la sentenza emessa dalla Corte costituzionale di Ankara (e la sua pubblicazione stamattina sulla Gazzetta ufficiale) mercoledì 2 aprile, che ha dichiarato il blocco lesivo della libertà d’espressione, il social media continua a non funzionare sul territorio turco, sollevando alcuni dubbi sulla disponibilità del governo Erdogan a recepire la sentenza e renderla immediatamente effettiva.
Un funzionario del governo anonimo, ai microfoni dall’emittente Al Arabiya, ha affermato in proposito che un team di legali esperti in telecomunicazioni sta esaminando la decisione della Corte. L’avvocato per i diritti umani e parlamentare del principale partito d’opposizione turco (Il Partito Repubblicano del Popolo) Sezgin Tanrikulu ha invece lanciato una petizione insieme ad altri due accademici per sollecitare la Corte a far rimuovere il blocco e permettere nuovamente l’accesso, minacciando azioni legali contro il governo per “abuso di potere” e violazione della legge.
Il governo turco aveva bloccato l’accesso a Twitter lo scorso 20 marzo, dopo che molti utenti avevano postato link che alludevano alla corruzione degli ambienti governativi. Successivamente, era toccato a Youtube, bloccato perché al suo interno era stato caricato un file audio in cui era stata registrata una conversazione avvenuta durante un meeting segreto del governo sulla sicurezza.