“Desta forte preoccupazione per il settore televisivo locale il comunicato stampa diffuso dall’AgCom in data 3 aprile con il quale, nel contestare l’articolo pubblicato da Repubblica il giorno precedente, afferma che “le soluzioni allo studio, attualmente soggette ad approfondite valutazioni da parte degli uffici dell’Autorità, conducono tutte, a regime, ad un incremento di introiti per lo Stato”.
Lo si legge in un comunicato Aeranti-Corallo in merito alle nuove regole allo studio sul canone per le frequenze televisive.
“Al riguardo occorre, però, evidenziare che un eventuale incremento di introiti per lo Stato contrasterebbe con l’obbligo di uniformare gli importi dovuti a quelli previsti per la diffusione analogica secondo quanto stabilito con il sopracitato art. 17, c.2 del Testo Unico. Occorre inoltre evidenziare che – prosegue il comunicato – nel valutare i criteri per la determinazione degli importi dovuti dagli operatori di rete locale, occorre considerare la circostanza che le frequenze assegnate a questi ultimi sono, per lo più, di qualità tecnica inferiore a quella degli operatori nazionali, perché in larga parte non coordinate con gli stati esteri e perché interferenti tra loro nelle zone di confine tra le diverse regioni, nonché la circostanza che le frequenze assegnate agli operatori locali possono veicolare, quasi esclusivamente, contenuti di emittenti locali il cui volume di affari complessivo ad oggi, stante la crisi del mercato pubblicitario, non supera, presumibilmente, i 500 milioni di euro annui. E’ evidente, pertanto – concludono da Aeranti-Corallo – che non si possano richiedere agli operatori di rete locali importi incompatibili con la possibilità di esercitare la relativa attività. Ricordiamo infine che il regolamento in materia dell’Agcom verrà assunto previa consultazione pubblica sullo schema di provvedimento che verrà adottato”.