Netflix ha intenzione di alzare i prezzi. Il colosso statunitense della tv online sta progettando di far pagare gli abbonamenti mensili “uno o due dollari” in più rispetto ai consueti 7,99 dollari, una cifra che varierà “a seconda dei Paesi”, ma solo per i nuovi utenti. Quelli già abbonati continueranno a pagare la solita cifra “per un generoso periodo di tempo”.
Lo ha annunciato il ceo Reed Hastings in una nota agli azionisti, aggiungendo che l’aumento dei prezzi avverrà entro i prossimi tre mesi e specificando che varierà di paese in paese. Netflix è infatti leader nel settore americano del video on demand ad abbonamento (Svod), ma è operativa anche in alcuni Paesi europei, tra cui la Gran Bretagna, e a settembre sbarcherà in Francia, mentre ancora non è noto quando avverrà il debutto in Italia, di cui si è parlato a lungo nei mesi scorsi.
Già nel 2011 Netflix aveva alzato i prezzi – passando da 10 a 16 dollari al mese per un pacchetto che comprendeva lo streaming tv e l’invio di dvd per email – nel tentativo di aumentare la liquidità della compagnia, ma aveva suscitato forti critiche e ne era derivata un’emorragia di clienti.
L’annuncio è arrivato contestualmente alla diffusione dei dati del primo trimestre 2014 che segnano una buona performance in tutti i rami di attività, in particolare nel settore internazionale che, a detta del management, sta finalmente per raggiungere la profittabilità.
Netflix ha annunciato 4 milioni di nuovi utenti nel primo quarter 2014, per un totale di 48,4 milioni di clienti in tutto il mondo. Da gennaio a marzo la company guidata da Hastings ha battuto le attese degli analisti, generando un utile netto di 53,1 milioni di dollari, in aumento di 2,7 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e ricavi per 1,27 miliardi di dollari (+24% rispetto al primo trimestre 2013). Il dato in prospettiva più importante è, tuttavia, il continuo incremento nel numero di abbonati: nei soli Stati Uniti se ne sono aggiunti 2,25 milioni, per un totale di 35,7 milioni, mentre negli altri territori gli iscritti hanno raggiunto i 12,7 milioni.
Numeri destinati a crescere con la “massiccia espansione europea” prevista nell’ultima parte dell’anno. Un’operazione destinata con ogni probabilità a rivoluzionare il settore del video on demand in Europa, ma che potrebbe tradursi per Netflix in un calo temporaneo degli utili.
Se i risultati finanziari sono attualmente buoni, quello che sembra preoccupare maggiormente il colosso statunitense è la questione della net neutrality e del pericolo di grandi accentramenti come quello in corso tra Comcast e Time Warner Cable, su cui è tornato Hastings durante la presentazione della trimestrale. È di pochi giorni fa l’accordo da 45,2 miliardi di dollari che consentirà a Comcast di acquisire Time Warner Cable con un’operazione carta contro carta. Si tratta della fusione tra i due principali operatori delle trasmissioni via cavo in Usa e consentirà ai due soggetti di rappresentare il 30% delle pay tv Usa. Per il ceo di Netflix sarà un ulteriore incentivo verso “l’imposizione anticoncorrenziale e arbitraria di sovracosti per connettersi ai loro clienti”.
In un capitolo della nota agli azionisti intitolato “Strong Net Neutratity: No-Fee Interconnect,” l’azienda ha infatti messo in guardia contro il potere che acquisirà Comcast se il regolatore approverà l’accordo.
“Comcast è già dominante a sufficienza da essere in grado di ottenere fee elevate da transit providers e servizi come Netflix” è scritto nel documento. “Le due aziende insieme avranno ancora più potere anti-concorrenziale e potranno far pagare pedaggi arbitrari sull’interconnessione. Per questa ragione Netflix si oppone al merger”. Comcast ha replicato che le accuse di Netflix sono “non accurate”.