Il nuovo decreto scavi, attesissimo dagli operatori, è da oggi ufficialmente in ritardo. Sono scaduti ieri, infatti, i 60 giorni di tempo che Destinazione Italia prevedeva per fare un decreto Mise-Mit con cui aggiornare il regolamento dello scorso ottobre e quindi abilitare a tutti gli effetti le tecniche di scavo innovativo con minitrincee e nuovi materiali incomprimibili.
“Abbiamo aspettato con fiducia fino a ieri, ma adesso basta: i lavori sul nuovo decreto sembrano fermi. Abbiamo chiesto al ministero più volte un incontro, finora invano”, spiega al Corriere delle Comunicazioni Cesare Avenia, presidente Asstel.
La questione è che, secondo Asstel e gli operatori, il regolamento scavi attuale contiene una lacuna. Ha sì liberalizzato l’uso delle minitrincee, ma ha continuato a imporre agli operatori il ripristino del manto d’asfalto. E’ un paradosso perché le tecniche della minitrincea già includono l’uso di materiali innovativi che ricoprono lo scavo rendendo la strada subito percorribile dalle auto. In sostanza si usano macchine dotate di frese molto piccole per tagliare l’asfalto e accoppiate a un camion che aspira i detriti. Dopo il passaggio, la macchina ricopre lo scavo con materiali che riproducono l’asfalto stradale.
Destinazione Italia, accogliendo le istanze del settore, voleva metterci una pezza con un comma, “per ulteriori misure relative alla posa in opera delle infrastrutture a banda larga e ultra larga, anche modificative delle specifiche tecniche adottate” con il Regolamento Scavi. “Al fine di favorire la diffusione della banda larga e ultra larga nel territorio nazionale anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di scavo che non richiedono il ripristino del manto stradale”. Nonostante questa indicazione chiara a favore del non ripristino del manto stradale, rimandava la questione a un futuro “decreto del ministero dello Sviluppo economico, in concerto con il ministero Infrastrutture e Trasporti”, da fare appunto entro ieri.
A quanto risulta, il Mise avrebbe già preparato una bozza di testo, ora nelle mani dell’altro ministero. “A rallentare i lavori sarebbe la riorganizzazione delle strutture tecniche nei ministeri e le conseguenze del cambio di Governo; dal Mise ci ricordano che ancora non sono state assegnate le deleghe per questi temi”, dice Avenia.