Il Governo ha dimostrato un grande impegno per arginare gli effetti
di una involuzione economica e oggi cominciamo a vederne i frutti.
Le azioni intraprese sono state coerenti con quelle della Unione
Europea, talvolta anticipandole. Tuttavia dalla crisi si esce con
impegni forti e chiari e politiche di innovazione infrastrutturale,
strettamente connesse al tema degli investimenti.
Quanto alla reazione dei consumi, nel settore Ict si assiste ad una
flessione, pur restando le comunicazioni un bene primario, specie
in periodi difficili.
Guardando al futuro, crediamo che investire in infrastrutture e
servizi in una fase di crisi sia una buona exit strategy. Noi
investiamo da sempre in Italia, e continueremo a farlo anche
quest’anno, in modo del tutto indipendente dalle politiche di
finanziamento pubblico.
Parallelamente l’intera industria è chiamata a fare efficienza
sui costi, un’area che richiede un crescente impegno ma che è
essenziale per finanziare gli investimenti che stiamo sostenendo
per costruire il nostro futuro. La questione è se continuare a
sostenere importanti investimenti per manutenere una rete in rame
destinata a non soddisfare le esigenze del mercato perché sempre
più esposta a problemi di degrado, diafonia ed interferenze nelle
grandi città, oppure conviene indirizzare gli sforzi degli
investitori su una nuova rete futureproof in fibra ottica.
Di fronte alle incertezze di indirizzo dei fondi pubblici,
apprezziamo la cautela con cui il decisore politico si è mosso per
far fronte a diverse esigenze.
Tuttavia diventa sempre più urgente avere chiarezza sulle
strategie politiche legate allo sviluppo delle infrastrutture del
Paese: da un lato le tecnologie radio (attuali e future) come
strumento principale di superamento del digital divide, soprattutto
nei piccoli e medi centri, possono soddisfare la domanda di imprese
e cittadini, e dall’altro la necessità di costruire nelle
principali città la rete di nuova generazione in fibra che
rappresenta l’autostrada delle comunicazioni future.
Resto convinto che per l’Italia sia necessario un progetto di
sistema per accelerare il processo assicurando al mercato e ai
consumatori una piena concorrenza. Sarà poi fondamentale
individuare le regole necessarie ad indirizzare e sostenere tali
investimenti, correggendo l’anomalia di un Paese che sulla banda
larga continua ad essere in ritardo e a crescere troppo
lentamente.
Governo, Autorità ed Istituzioni locali possono dare un forte
contributo di impulso alla ripresa. Penso alla rimozione di quegli
ostacoli alla diffusione delle tecnologie, come nel caso della
complessità che si riscontra nella realizzazione delle
infrastrutture sul territorio. Semplificare le norme per la
diffusione della banda larga mobile concorrerebbe a velocizzare il
processo virtuoso di riduzione del digital divide e ad accelerare
gli investimenti degli operatori.