Riforma della PA, Renzi: “Per tutti il pin anti-code”

Il governo accelera sulle nuove norme. Riflettori puntati sull’identità digitale e sulla trasparenza. Il premier: “Vogliamo un’amministrazione più efficiente”

Pubblicato il 30 Apr 2014

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Il governo accelera sulla riforma della PA. Cercando di rispettare la tabella di marcia dettata da Matteo Renzi, il governo punta a far confluire le nuove norme sul riordino dell’amministrazione in due provvedimenti distinti nelle prossime settimane (giorni fa si era parlato del cosiddetto “Sforbicia-Italia”), ma comunque le sta già “raccontando” agli italiani, avviando al contempo un nuovo metodo “a sorpresa” per coinvolgere le stesse amministrazioni pubbliche in un impegno e una sfida tra le più difficili: il ministro della PA e Semplificazione Marianna Madia sta infatti pensando di sottoporre la riforma a un referendum online.

Ancora una volta una delle idee di base è quella di rendere la PA più accessibile e semplice, trasparente e a portata di tutti. Ogni cittadino verrà quindi innanzitutto dotato di una “identità digitale” ovvero dotare i cittadini di un pin per l’accesso ai servizi pubblici ai servizi pubblici, senza più code per un certificato o per pagare le bollette.

Il progetto di identità digitale – Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese (Spid) è il nome per esteso dell’iniziativa – è stato previsto nel decreto del Fare e mira a consentire al cittadino, una volta espletate le procedure di autenticazione con uno dei soggetti coinvolti, di usufruire di tutti i servizi online forniti da tutti gli altri autenticatori che hanno aderito alla rete, senza dover ogni volta adottare una procedura differente. Per fare un esempio: se un utente richiede all’impresa X, autenticatore privato, delle credenziali, potrebbe usarle per accedere ai servizi del Comune Y o dell’amministrazione Z, anch’essi nella rete Spid.

Si verrà dunque a creare una rete di autenticatori, che dovrà sottostare a regole, procedure e controlli delle credenziali e degli strumenti di accesso in rete nei riguardi di cittadini e imprese.

Il mare magnum della pubblica amministrazione implica anche altro ed è per questo da sempre uno dei terreni più spinosi per i governi. Renzi ha chiarito ancora una volta che nella riforma di esuberi non si parlerà, soprattutto degli 85.000 indicati in un primo momento da Carlo Cottarelli. Il presidente del Consiglio ha chiarito che non saranno toccati: “Nessuno verrà licenziato perché il governo ha da tagliare”, ha assicurato il premier presentando di fatto in anticipo i punti salienti della riforma direttamente ai cittadini, approfittando del salotto televisivo di Porta a Porta.

I dirigenti “che fanno i furbi invece vanno beccati” ha annunciato il premier. Ancora una volta la lente si concentrerà dunque sulla parte alta della PA, come già fatto imponendo un tetto agli stipendi dei manager. “Servono dirigenti che facciano i dirigenti, non è possibile poi che il premio di produzione aumenti con l’indennità e a prescindere dai risultati e dalla situazione del paese”, ha detto ancora Renzi, lasciando intendere che i premi saranno variabili e commisurati alle performance. Per loro ci sarà anche una specie di contratto a tempo determinato, i cui dettagli saranno svelati però più in là.

Più in generale, l’obiettivo è “beccare i fannulloni e farli smettere” di stare con le mani in mano e valorizzare “i tanti non fannulloni” dandogli un premio, incentivandone gli scatti di carriera e magari anche lo stipendio. L’intento non è quello di tagliare o ridurre ma di far lavorare tutti di più. In uno dei due provvedimenti un’attenzione particolare potrebbe infine essere dedicata alla municipalizzate, quelle che il governo vuole portare da 8.000 a 1.000. “Ai Comuni che si comportano in modo poco serio gli chiudi il rubinetto, perché non vale che uno virtuoso deve pagare anche per quello spendaccione. Privatizzare le municipalizzate? Può essere una soluzione, a Firenze l’ho fatto”, ha rivendicato il premier.

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