La trasformazione digitale sta producendo un potente impatto sul mondo del lavoro negli Stati Uniti. Non si tratta di robot che si sostituiscono alle persone – almeno per ora – ma di strumenti digitali adottati in un numero sempre più ampio di professioni, anche a bassa specializzazione. Secondo i dati pubblicati dal think tank di Washington, Brookings Institution, e riportati da Reuters, l’uso degli strumenti digitali è nettamente aumentato in 517 tipi di lavoro su un totale di 545 (pari al 90% di tutti i lavori nell’economia Usa) dal 2002 a oggi e l’incremento più veloce si registra proprio nei settori che richiedono un livello più basso di competenze.
Anche negli Stati Uniti dunque è caccia ad addetti con le necessarie digital skills: sempre più aziende e datori di lavoro hanno difficoltà a riempire i posti vacanti perché i candidati non hanno le competenze richieste. Certo, anche se non siamo arrivati al punto in cui i robot si sostituiscono alle persone in ogni mansione, è vero che l’automazione fa paura ai lavoratori perché riduce la quantità di personale necessaria. Tuttavia, nota lo studio, i lavori ad alto contenuto digitale sono pagati di più.
Brookings Institution ha usato dati provenienti dal dipartimento del Lavoro americano e ha assegnato un rating da zero a 100 a ciascuna occupazione a seconda del livello di utilizzo delle tecnologie digitali. La media nel 2016 è di 46, contro la media di 29 nel 2002 (+59%). La maggior parte dei lavori digitali si concentra nei grandi hub dell’hitech statunitense: Silicon Valley, Seattle e Austin in Texas, ma a crescere più rapidamente sono alcuni settori non legati alle professioni tecnologiche specializzate. Un esempio lampante sono gli addetti dei magazzini e della logistica, passati da un livello 5 di uso degli strumenti digitali nel 2002 a 25 nel 2016.
“Quello che abbiamo scoperto è che più un lavoro è digitale, più alto è lo stipendio ma anche più si abbassano le chance che questo lavoro scompaia”, commenta Mark Muro, senior fellow di Brookings Institution e co-autore dello studio.
A sorpresa, gli sviluppatori di software, che pure restano la professione più digitale, scendono da un punteggio di 97 a quello di 94 nel 2016 perché molti addetti di questo settore, ormai maturo, si sono spostati verso mansioni manageriali che non richiedono la scrittura di codice.