La grafica di difesa.it è piacevole, con toni grigi e azzurri. Se è l’effetto del primo ministro donna alla Difesa, ben venga Roberta Pinotti, col Tricolore in home page, nonostante la foto strappata al calendario “casalinghe sorridenti”. In compenso la biografia è ben scritta in inglese e persino in italiano. Le premesse per migliorare vi sono tutte, a patto d’incidere nella struttura, a cominciare da quella di difesa.it.
Dalla home page si va ai portali del Quirinale, delle forze armate e d’innumerevoli altre stanze in uniforme. Si va pure a webtv, coi video del ministro e dei vertici militari, dov’è tutto un “abbiamo fatto bene questo e stiamo facendo bene quest’altro”. Si presume di fare informazione real time. Illusione effimera, nonostante le buone intenzioni del bravo webmaster, che nulla può contro la complessità ridondante della Difesa, rispecchiata dall’intrico di sottocartelle, dalla home fino ai lontani livelli terminali. E ancora meno può, il povero webmaster, contro il mutuo incensamento parossistico dei vertici politici e militari. Peccato. Potrebbero impiegarsi meglio le funzioni attive, le aree interattive e le ampie zone informative, evitando che la stucchevole vocazione all’agiografia affiori dopo pochi istanti di navigazione. L’autoincensamento di politici e generali oscura le domande care al contribuente: quanto costa? A cosa serve? Perché dobbiamo impegnarci? In tal modo è indicativa l’assenza di chi nella Difesa è solo pedina: il Co.Ce.R. (Consiglio Centrale di rappresentanza), ignorato da difesa.it. Se il caporale di Messina vuole leggere le delibere del Co.Ce.R. deve cercarsele nel web; le troverà, ma non su difesa.it cui non interessano i problemi dei suoi soldati.