“A ieri le lettere arrivate dai dipendenti della Pubblica amministrazione con suggerimenti sulla riforma erano 12mila: il dipartimento di statistica economica dell’Università La Sapienza sta lavorando sulle lettere e già in settimana potremo avere il primo report”. Lo ha riferito la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, nel corso dell’audizione davanti le commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera riferendosi alla consultazione lanciata dal ministero che dovrebbe concludersi entro la fine di maggio.
Il ministro ha inoltre annunciato che, in vista del Cdm del 13 giugno che dovrà appunto decidere come attuare la riforma, intende incontrare i sindacati. “Prima del Consiglio dei ministri – ha riferito alla Camera – vorrei incontrare i sindacati, tutti per un confronto. Ancora non so se singolarmente o tutti insieme, non ci ho ancora pensato ma credo si possa fare in un’unica riunione”.
Per stimolare la discussione sul progetto di riforma il governo ha inviato una lettera ai dipendenti pubblici dove si elencano i punti chiave della riforma Renzi-Madia. Riforma che viaggerà di pari passo con l’attuazione dell’Agenda digitale le cui deleghe saranno a breve affidare alla stessa Madia.
Tra i pilastri del progetto di riforma della PA ci sono infatti le tecnologie a servizio della PA. A cominnciare dal pin unico per accedere ai servizi pubblici nell’ambito di una iniziativa più ampia sull’dentità digitale. Riflettori anche sugli open data – in particolare verrano aperti i dati del sistema Siope – e interoperabilità delle banche dati. Si punta ad accelerare il processo di dematerializzazione dei documenti amministrativi.
Ecco gli altri punti chiave del piano del governo:
Abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio. Con tale operazione, al raggiungimento dei requisiti pensionistici, il dipendente pubblico sarebbe obbligato ad andare in pensione. Sembra banale, ma talvolta capita che alcuni dipendenti rimangano in servizio ben oltre l’età pensionabile e, nel caso di alti dirigenti, questo permette il mantenimento di una retribuzione ben superiore a quella percepita in pensione. Con i risparmi di questo punto, il governo prevede l’assunzione a saldi invariati di 10.000 nuovi dipendenti giovani.
Modifica della mobilità volontaria e obbligatoria, agevolazione del part-time, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
L’ipotesi di riforma è improntata ad aumentare incredibilmente la flessibilità del lavoro pubblico. Come si vedrà nel punto successivo, la chiave di volta dell’operazione sono i dirigenti pubblici, ma qualche modifica tocca a tutti i dipendenti. L’obiettivo è migliorare la produttività, riducendo il monte ore lavorative e nello stesso tempo aumentando l’efficienza nelle mansioni svolte. Lavorare di più, ma in meno tempo. Farà discutere la riduzione del 50% dei permessi sindacali retribuiti.
Dirigenza. Tra i punti di riforma troviamo l’introduzione del ruolo unico di dirigenza (sparisce la distinzione tra prima e seconda fascia), carriera basata su contratti a tempo determinato e licenziamento per il dirigente che rimane privo di un incarico. Insomma, addio contratti a vita per i dirigenti, che hanno già incassato il mese scorso il limite massimo di retribuzione a 240.000 euro. Ma il vero attacco alla burocrazia risiede nel punto successivo.
Taglio agli sprechi ed efficienza degli enti pubblici. Istituzione di una centrale unica per gli acquisti delle forze di polizia, la tanto fusione di Aci, Motorizzazione Civile e del Pubblico Registro Automobilistico (ci provò invano Bersani nel 2007), tetto a 40 prefetture e censimento di tutti gli enti pubblici. Si punta poi anche aggregare venti centri di ricerca, eliminare dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio e modificare il Codice degli Appalti Pubblici.