LA DISPUTA

Nokia cerca una soluzione “amichevole” col Fisco indiano

La casa finlandese ricorre all’arbitrato internazionale per sfuggire al debito da 348 milioni di dollari con lo Stato che potrebbe lievitare fino a 3,5 miliardi. Nel mirino il pagamento delle tasse relative allo stabilimento produttivo di Chennai

Pubblicato il 14 Mag 2014

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Nokia ha scritto al primo ministro indiano cercando una “soluzione amichevole” alla disputa fiscale da mesi aperta nel Paese asiatico: lo ha comunicato la stessa azienda finlandese in una nota. Nokia ha ricevuto l’anno scorso un avviso da parte del Fisco indiano che le ingiunge di pagare un debito con lo Stato pari a circa 348 milioni di dollari, ma che rischia di schizzare a 3,5 miliardi se si includono interessi, multe e altre spese, nel caso l’azienda finlandese perdesse la battaglia legale intrapresa per contestare la richiesta delle autorità fiscali.

Nokia ha spiegato che cercherà la soluzione amichevole ricorrendo all’arbitrato internazionale all’interno di un accordo di investimento che esiste tra India e Finlandia e che risale al 2003, il Finland-India Bilateral Investment Treaty. La lettera al capo del governo è il primo passo per avviare l’arbitrato internazionale.

La controversia fiscale di Nokia si incentra su uno stabilimento produttivo nel sud dell’India, a Chennai, per il quale, secondo le autorità indiane, Nokia non avrebbe pagato le dovute tasse ricorrendo a una (non corretta, secondo lo Stato indiano) esenzione per l’esportazione di software. Al momento lo stabilimento Nokia di Chennai è confiscato dalle autorità indiane: può produrre ancora device, ma Nokia non può né venderlo né trasferirlo finché non risolve le sue questioni col Fisco. E proprio perché confiscato, lo stabilimento – uno dei più grandi di Nokia nel mondo, con oltre 6.600 dipendenti – è stato escluso dall’accordo di vendita a Microsoft della divisione device e servizi dell’azienda finlandese. Nokia deve anche rispondere di un altro debito fiscale (pari a circa 404 milioni di dollari) con uno dei governi locali indiani, quello dello Stato di Tamil Nadu, che sostiene che Nokia abbia indebitamente incassato benefici sull’export sui modelli prodotti nell’impianto di Chennai per il mercato indiano.

La disputa fiscale di Nokia in India è una delle tante in cui sono incappate le aziende straniere attive nel Paese. Anche Vodafone, Ibm, Royal Dutch Shell e altre società si sono viste contestare dal Fisco locale una serie di tributi non versati. Vodafone, in particolare, ha reso noto la scorsa settimana di aver avviato un arbitrato internazionale per trovare una soluzione alla richiesta del governo indiano che le ingiunge di versare oltre 2 miliardi di dollari di tasse arretrate; altre aziende sono impegnate in cause in vari tribunali indiani, cercando di chiarire la loro posizione col Fisco e di sfuggire alle esorbitanti “bollette” inviate dalle autorità indiane.

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