Come sarà la rete mobile di domani? Dimenticatevi i concetti che hanno dominato lo sviluppo degli ultimi 20 anni e che hanno puntato soprattutto su velocità e capacità, dai 10 kilobit al secondo scarsi del 2G/Gsm ai 100 Megabit, a livello di cella, del 4G / Lte. Non perché queste non saranno rilevanti, anzi, ma a sentire Marcus Weldon, dallo scorso novembre president dei Bell Labs, i pilastri saranno altri.
La rete 5G, che segnerà il prossimo decennio, “sarà virtualizzata e distribuita, adotterà diverse tecnologie radio e una pluralità di frequenze, adattandosi alle applicazioni e alle richieste dell’utente”. Weldon, inglese di nascita, laureato al King’s College a Londra e poi ad Harvard, una carriera avviata nel 1995 proprio ai Bell Labs, a quel tempo parte di AT&T, è a capo dell’organizzazione di ricerca avanzata di Alcatel-Lucent, della quale è anche chief technology officer, ovvero il massimo responsabile degli indirizzi tecnologici. Ha la metà degli anni dei “Labs”, un crogiuolo di innovazione nel quale, insieme con decine di migliaia di brevetti in poco meno di 90 anni è stato inventato di tutto, dal transistor nel 1947 alle celle solari, dai sensori Ccd ai satelliti di comunicazioni, dallo Unix al linguaggio C, agli sviluppi essenziali delle fibre ottiche, con 13 ricercatori che si sono spartiti ben sette premi Nobel per la Fisica.
“I Bell Labs continuano ad inventare il futuro, caso mai si tratta di vedere quante delle idee che vengono sviluppate sono messe in pratica, ma il nostro compito è guardare avanti, e l’orizzonte temporale della quinta generazione, quindi circa 5-7 anni è perfettamente in linea con lo “scope” della nostra ricerca, insieme con altre innovazioni che sono già realtà oggi”.
Nel giro di 24 mesi, in effetti, dalla ricerca dei Bell Labs sono uscite soluzioni che oggi stanno componendo un mosaico articolato: le piattaforme cloud, con relativi sistemi di “orchestrazione” (CloudBand) pensati per la complessità e scalabilità delle reti dei carrier, le reti definite via software (Software defined network), che saranno sempre più strategiche con l’emergere di una prospettiva in cui al posto della rete vi saranno federazioni di reti.
“Poniamo stazioni radio base che si sommano senza generare interferenze e dando vita a “supercelle”, alla possibilità di combinare tecnologie diverse, dal wi-fi, al 3G, 4G, con frequenze completamente diverse: il 5G sarà questo e altro, con l’obiettivo di offrire scalabilità e aggregazione dinamica delle risorse”, dice Weldon, sottolineando come già oggi, ad esempio, una notevole parte del traffico di smartphone e tablet passi attraverso le reti domestiche o d’ufficio del wi-fi.
Un primo effetto è già evidente oggi ed è l’adozione, già sulla rete di terza generazione, delle small cell, una strada in cui Alcatel-Lucent è stata precorritrice tra i grandi vendor di infrastrutture mobili, per aumentare la capacità dell’indotto e nelle zone ad alto affollamento.
“Andiamo verso un incremento dello spettro di dieci volte, dando luogo a capacità dell’ordine del Gigabit/s e ad un ulteriore incremento dell’efficienza spettrale nello spazio, moltiplicando così ulteriormente la capacità complessiva a disposizione degli utenti. Ma l’aspetto interessante è che grazie a questo “mesh” di risorse, la rete saprà essere anche così intelligente da utilizzare le risorse in funzione delle applicazioni richieste dall’utente. Una premessa per rendere più alla portata di mano tutto questo sarà uno dei pensieri fissi di Weldon: la virtualizzazione. Si tratta, spiega, di disaccoppiare le funzionalità della rete dalle piattaforme hardware sottostanti. Il trend è generale del settore, perché l’Etsi stesso – l’organismo internazionale di standardizzazione – sta promuovendo l’evoluzione in questa direzione e sono già 150 le aziende e i soggetti aderenti all’Isg, ovvero l’Industry Specification Group dedicato alla Nfv, la Network Functions Virtualization, tra cui 28 carrier, che lavorano in questa direzione.
Uno degli scopi è portare all’adozione di piattaforme general purpose, quindi a più basso costo, dai server e lo storage, fino domani alla RN virtualizzata. E complementare a questa visione è quella del cloud, con le funzioni di rete accessibili più agevolmente, indipendentemente da dove esse sono collegate.
“E con Intel – spiegano da Alcatel-Lucent – abbiamo avviato una collaborazione per accelerare questa marcia, grazie alla realizzazione di “building block su chip” per rendere più fattibile la virtualizzazione”.