Una piccola festa nella sua residenza romana a Villa Taverna: così l’ambasciatore americano in Italia John Phillips ha voluto celebrare un “risultato speciale”: la rimozione dell’Italia dalla “Special 301 list”, la “watch list” con cui il dipartimento del Commercio Usa segnala i Paesi che non tutelano sufficientemente il diritto d’autore. Erano 25 anni che l’Italia appariva in quella lista nera e ci è rimasta fino allo scorso aprile
Essere iscritti nella “Special 301” non rappresenta una messa al bando commerciale, ma è certamente un elemento di cattiva fama per un Paese, tanto che questo fatto potrebbe indurre chi vuole investire a rivolgere altrove le proprie risorse. Almeno, ci siamo ripuliti questa macchia.
“La rimozione dell’Italia dalla lista è la testimonianza degli sforzi significativi fatti in questi anni per rafforzare la protezione della proprietà intellettuale”, ha detto Philips ai suoi ospiti osservando che ad approfittarne sarà innanzitutto l’industria italiana dei contenuti e della creatività, che vanta una lunga tradizione di qualità.
La proprietà intellettuale, ha sostenuto ancora l’ambasciatore Usa, “è un asset fondamentale per le società basate sulla conoscenza, come Stati Uniti ed Italia, un pilastro su cui si basa la crescita economica, culturale e sociale. I nostri Paesi, le nostre economie, le nostre iniziative imprenditoriali possono fiorire solo se creatività ed innovazione sono protette. Sono quindi confidente nell’impegno dell’Italia per una solida protezione della creatività e del design”.
Phillips, in particolare, ha sottolineato l’importanza dei recenti provvedimenti di Agcom in tema di diritto d’autore congratulandosi col suo presidente Marcello Cardani, non a caso tra gli ospiti d’onore della serata.
Cardani, forse con la mente alle polemiche che hanno accompagnato (e accompagnano) il regolamento sul diritto d’autore, si è detto “molto soddisfatto” del lavoro fatto: “Essere usciti dalla watch list” significa per l’Italia essersi allineata alle best practices internazionali.
Quanto al regolamento, la sua adozione “non ha avuto come effetto l’Armageddon”, che alcuni avevano ventilato. Fino ad ora sono stati presi in carico da Agcom un centinaio di casi, “solo alcuni quantitativamente rilevanti”. Quasi sempre i problemi sono stati risolti con la disponibilità dei siti ad eliminare dall’online il materiale contestato. Solo in poche occasioni l’Autorità è intervenuta d’imperio.
Curiosamente, le maggiori violazioni del copyright si sono registrate nell’uso illecito delle fotografie, anche se musica, cinema e e.book illegali risultano molto “gettonati” nei siti di peering.