“Le norme ancora non ci sono, ma siamo impegnati nel semestre europeo ad affrontare la questione in sede Ue”. Lo ha detto, a proposito dell’abbassamento dell’Iva sugli e-book, il ministro della Cultura Dario Franceschini durante la conferenza a seguito del Consiglio dei ministri che si è riunito a palazzo Chigi alle 14. Durante la riunione dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi è stato approvato il decreto legge per la promozione della cultura e del Turismo, in cui era inizialmente inserita la norma per l’abbassamento dell’Iva sugli E-book dal 22% al 10%.
“Attualmente l’Iva sui libri è al 4% – ha detto il ministro Franceschini – mentre gli e-book pagano il 22% perché la normativa europea non prevede aliquote intermedie. Abbiamo valutato l’impossibilità di portare tutto al 4%, e una riduzione al 10% farebbe scattare il procedimento d’infrazione Ue. La Francia – ha proseguito Franceschini – ha abbassato al 7% e sono finiti volutamente in procedura d’infrazione. La provocazione francese c’è già stata e ci aiuterà a porre la questione sul tavolo europeo”.
Se la norma avesse ricevuto l’ok del Consiglio dei ministri Dario Franceschini sarebbe riuscito in una sorta di mediazione tra la situazione attuale e le richieste degli editori, che chiedono l’allineamento dell’Iva per gli e-book a quella applicata per i testi cartacei, e quindi al 4%.
Gli editori italiani sono da tempo in pressing per ottenere dal Governo un provvedimento in questo senso, lamentando le disparità di trattamento rispetto a chi vende e-book ma ha sede all’estero, come succede ad esempio per Amazon, che in Lussemburgo beneficia dell’iva al 3%, e chi ha sede in Italia ed è sottoposto a condizioni più svantaggiose.
Nel resto d’Europa la questione è diventata un caso: due governi sono già in procedura d’infrazione per aver unilateralmente deciso di ridurre l’Iva sugli e-book, la Francia, che applica un’aliquota del 7%, e il Lussemburgo, che applica il 3%.