«Stiamo mettendo in campo le riforme che il paese aspetta da anni. Ecco perché questa sarà la volta buona per riformare la PA». Ne è convinta il ministro della Semplificazione e PA, Marianna Madia a cui spetta il duplice compito di far “svoltare” la PA e attuare l’Agenda digitale.
Ci hanno provato in tanti a riformare la macchina pubblica, anche facendo leva sul digitale. Perché questa dovrebbe essere la volta buona?
Perché tante cose stanno cambiando in questo Paese, non solo per ciò che riguarda la PA: l’economia, i conti pubblici, il fisco con l’operazione di riduzione delle tasse per i redditi più bassi che si stanno trovando con più risorse in busta paga. Questo governo sta mettendo una forza e un entusiasmo in riforme che erano attesi da decenni. E la riforma della PA è la sfida più difficile, quella cruciale.
Lei ha detto che la PA deve diventare efficiente come una grande azienda. Quali azioni si devono mettere in campo per raggiungere questo obiettivo?
Le aziende sono efficienti se contano su persone entusiaste e ben preparate, se lavorano con un’organizzazione efficiente e razionale e se stanno al passo con l’innovazione delle nuove tecnologie. Persone, razionalità dell’organizzazione e innovazione sono i tre pilastri su cui si vuole fondare la nostra azione.
Che ruolo può avere la PA nel rilancio del sistema Paese?
Il ruolo più importante. Se la PA non funziona diventa un peso insopportabile per la vita quotidiana di cittadini e imprese. Penso soltanto all’enorme mole di norme, regolamenti, circolari e adempimenti che le persone e i soggetti economici devono sopportare. Come ho già detto in Parlamento, abbiamo un’amministrazione troppo complicata e dobbiamo semplificarla. La semplificazione, che costituisce il compito fondante del mio incarico in questo governo, deve diventare semplicità per la vita quotidiana di cittadini e imprese. Una PA efficiente è uno strumento indispensabile al Paese per svilupparsi e attrarre investimenti.
Il premier Renzi ha precisato che la riforma non sarà “contro” i dipendenti pubblici ma contro i fannulloni. Come riuscirete a convincere che la riforma è una chance per “rialzare la testa”?
Le riforme del passato non hanno centrato l’obiettivo per diversi motivi. Tra questi, a mio parere, vi è certamente quello di essere state pensate “contro” i dipendenti pubblici e non “insieme” alle loro competenze e al loro entusiasmo. Per questo abbiamo scelto la strada faticosa e innovativa della consultazione pubblica che ci sta dando idee preziose e ci aiuta a realizzare meglio le riforme, guardandole con gli occhi di chi vive la realtà quotidiana della PA.
Parliamo della staffetta generazionale. Come da lei precisato i dipendenti non sono troppi, ma sono troppo vecchi. In questo quadro un ruolo chiave lo giocano le competenze. Come pensate di lavorare su questo fronte, soprattutto per quel che concerne gli e-skills?
È esattamente questo il senso della staffetta. Quando dico che i dipendenti sono troppo vecchi, non voglio dare vita ad una retorica generazionale o peggio “giovanilistica”. Ma se pensiamo alle sfide della digitalizzazione della PA non possiamo non pensare a operatori che hanno vissuto nell’era digitale, che con le nuove tecnologie si sono formati. Non vogliamo far entrare giovani che facciano le stesse cose dei colleghi più grandi, ma che portino quel capitale di innovazione che è il “dono” più importante delle nuove generazioni.
Avere ricevuto migliaia e migliaia di e-mail con proposte ad integrare la riforma. Come giudica l’operazione “consultazione” e con che priorità valuterete le proposte?
Si tratta di un’operazione molto seria e gestita con strumenti innovativi. Stiamo utilizzando, grazie al supporto dell’università “Sapienza”, le più avanzate tecnologie di text mining cioè l’estrazione di informazioni attraverso l’analisi dei testi delle e-mail. Questo ci consente di catalogare e sistematizzare al meglio i contenuti delle mail, secondo i punti che abbiamo indicato nella lettera aperta ai dipendenti pubblici. Vi è poi la fase di lettura vera e propria che ci consentirà di capire come si orientano le migliaia di persone che ci hanno scritto. Naturalmente emaneremo dei report sull’operazione.
Seguirete un cronoprogramma per l’attuazione della riforma e stabilirete delle priorità?
Il 13 giugno dedicheremo un Consiglio dei ministri al varo delle norme scaturite dal grande processo di consultazione in atto. Questa è la prima tappa del cronoprogramma.
Che contributo può dare Digital Venice nel rinnovamento digitale della PA?
Si tratta di un appuntamento fondamentale perché ha un respiro globale e vede insieme capi di Stato e di governo, imprese private, operatori del settore. La prospettiva internazionale, anche oltre l’Europa, è fondamentale per il rinnovamento digitale della nostra PA. Credo che non esista campo della nostra azione interna di governo che non risenta di più di ciò che succede altrove. Vi sono poi tanti progetti di innovazione digitale che possono riguardare tutta l’Unione Europea e non solo la nostra Pubblica amministrazione. Ne parleremo a Venezia.
Come giudica le tre priorità dell’Agenda su cui il governo si sta concentrando: fatturazione elettronica, anagrafe nazionale e identità digitale?
Sono tre priorità ugualmente fondamentali perché abbracciano la vita e il lavoro di imprese e cittadini. I vantaggi della fatturazione elettronica sono noti a tutti. L’anagrafe nazionale e l’identità digitale possono davvero rendere più semplice la vita delle persone. Penso a un’immagine forte che abbiamo usato nella lettera ai dipendenti: mai più code per i certificati, mai più file per pagare una multa, mai più moduli diversi per le diverse amministrazioni. Si tratta un obiettivo semplice ma molto ambizioso. Con la nostra amministrazione – riformata e rinnovata – ce la possiamo fare.
Le Regioni hanno varato piani digitali propri. Come pensate di metterli a sistema per dare una spinta all’innovazione a livello nazionale?
Come per i processi di semplificazione anche sull’Agenda digitale è essenziale il coordinamento con tutti gli attori. Altrimenti rischiamo duplicazioni e inefficienza. Pensiamo a un coordinamento vero e forte tra amministrazioni.
Che ruolo possono avere le imprese Ict nell’innovazione della Pubblica amministrazione?
Il rapporto con il privato è fondamentale per il pubblico per apprendere e far circolare buone pratiche e idee. Credo che le nostre imprese Ict avranno un ruolo di grande rilievo nell’agenda digitale e in tutta l’opera di innovazione della Pubblica amministrazione.