“Nelle discussioni di martedì e venerdì porteremo alcuni
cambiamenti. Le probabili modifiche riguarderanno il cinema ma
faremo chiarezza anche per quanto riguarda il web”. Lo afferma il
viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani,
riferendosi al decreto legge che porta la sua firma in discussione
in questi giorni al Parlamento. Romani ha anche annunciato di aver
avuto discussioni “soddisfacenti” con Google e Yahoo.
Parziale dietrofront in vista, dunque. Saranno
"modificate" le norme sul cinema cha hanno causato un
giorno di sciopero dell'intero settore. Mentre si prospettano
"chiarimenti" per quanto riguarda le norme sul Web, che
hanno fatto gridare allo scandalo tanto da aver spinto
l’Economist e Le Nouvel Observateur a chiedersi se l’Italia
voglia censurare Internet. Per i siti che trasmettono contenuti
video coperti da diritto d'autore potrebbe prospettarsi
l'obbligo di Denuncia inizio attività (Dia).
Non saranno toccate invece le due norme definite anti-Sky: quella
sui tetti pubblicitari alla pay tv e quella che vieta porno e film
violenti fino alle 23. Romani precisa che la riduzione dei tetti
per la pubblicità è giustificata dal fatto che queste emittenti
hanno già entrate proprie. Anche sui programmi proibiti il
sottosegretario rivendica la sua posizione: “Nonostante i
parental control credo che non sia giusto che un bambino di tre
anni ma anche un ragazzo di 14 possano accedere a quei programmi.
Affronto il tema da laico e da liberale e dico che nelle fasce
protette queste trasmissioni devono essere vietate mentre dopo le
23 ognuno può fare ciò che vuole”
Ma dall'opposizione Michele Meta, capogruppo del Pd in
Commissione Telecomunicazioni alla Camera, accusa Romani di voler
condizionare il parere del Parlamento sul decreto. “Si tratta di
un vero e proprio sgarbo affermare, alla vigilia delle votazioni in
Parlamento del parere sul decreto Tv, che il Governo non intende
fare alcun passo indietro, comunque vada – dichiara Meta -. Ciò
dimostra infatti l'importanza assoluta della scelta di ridurre
l'affollamento pubblicitario, a vantaggio di Mediaset, per la
quale non esiste alcuna possibilità di discussione nonostante i
rilievi di operatori del settore e dell'Agcom”.
Anche Di Pietro si scaglia contro il decreto: “Il decreto Romani
– dice il leader dell’Idv – rischia di diventare il manganello
del Governo contro la Rete, oltre che l'ultimo di una lunga
serie di colpi bassi a Sky".