Posteraro: “Contributi frequenze: criteri stabiliti dalla legge non da Agcom”

Il commissario: “È il legislatore ad avere deciso che si paghi sulla base delle frequenze detenute e non del fatturato. Il metodo che abbiamo stabilito consentirà maggiori introiti per lo stato”

Pubblicato il 26 Mag 2014

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Per un disguido, una dichiarazione del commissario Agcom Francesco Posteraro sullo schema di provvedimento relativo al contributo per l’utilizzo delle frequenze televisive è stata riportata da questo sito in termini inesatti. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i lettori e pubblichiamo di seguito il testo corretto della dichiarazione.

“In un articolo apparso sul Corriere delle Comunicazioni di venerdì 23 maggio scorso sono contenute affermazioni inesatte in merito allo schema di provvedimento recante criteri per la fissazione dei contributi per l’utilizzo delle frequenze televisive, recentemente approvato dall’Agcom e ora sottoposto a consultazione pubblica. La determinazione della misura del contributo in base al numero di frequenze possedute, e non più in proporzione al fatturato, è una novità che deve essere attribuita non allo schema di provvedimento dell’Agcom, bensì alle norme di legge che il provvedimento stesso è chiamato ad attuare. Il decreto-legge n. 16 del 2012, convertito dalla legge n. 44 dello stesso anno, ha infatti sostituito al vecchio canone, imposto alle emittenti e commisurato all’1% del loro fatturato, un contributo, gravante sugli operatori di rete e legato ai diritti d’uso delle frequenze ad essi assegnate. Dunque, nuova e diversa l’imposta, nuovi e diversi i soggetti obbligati, nuovo e diverso il parametro. Quanto, infine, al criterio utilizzato per il calcolo del contributo, è opportuno sottolineare che il metodo impiegato nello schema di provvedimento condurrà, se adottato in via definitiva, a un consistente aumento di introiti per l’erario nell’arco temporale di durata della concessione dei diritti d’uso delle frequenze”.

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