Telecom-Telefonica: è scontro sulla fusione

La smentita di Palazzo Chigi sull’ok alla fusione con Telefonica non ha calmato gli animi. Anzi. L’opposizione è insorta chiedendo al Governo di riferire sulla questione. Intanto in Argentina è stata annullata la decisione sull’obbligo di cessione degli asset. E la giornata in Borsa per Telecom Italia si è chiusa all’insegna del +6%

Pubblicato il 02 Feb 2010

Prima la smentita da parte del Governo sul via libera alla fusione
con Telefonica. Poi le interrogazioni da parte
dell'opposizione. Infine la notizia dell'annullamento, da
parte della Corte Argentina, della decisione sull'obbligo della
dismissione degli asset nel Paese Sud Americano. Il tutto
accompagnato da un forte rialzo del titolo in Borsa che ha sortito
il passaggio di mano del 3,2% del capitale.

E' stata una giornata calda per Telecom Italia. Ma andiamo con
ordine.

"Nessun incontro, nessun contatto, nessun paletto". Con
queste parole, diffuse attraverso una nota ufficiale, Palazzo Chigi
ha smentito categoricamente le "verità" svelate questa
mattina dal quotidiano La Repubblica in merito al via libera da
parte del Governo alla fusione Telecom Italia-Telefonica.

Se il ministro allo Sviluppo Economico Claudio
Scajola
, in viaggio in Israele con il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, ha immediatamente liquidato la
questione con un "troppe chiacchiere", annunciando però
che dopodomani ci sarà un incontro con i vertici di Telecom, da
parte sua il vice ministro alle Comunicazioni Paolo
Romani
nel ribadire che "non esiste alcun via libera
né un'opposizione del governo alla fusione perché non
c'è stato finora alcun contatto con Telecom Italia", ha
ribadito la preoccupazione in merito alla questione della
governance: "Siamo preoccupati che una governance non italiana
possa decidere di non investire sulla Rete, su questo il governo
sta facendo e farà un grosso sforzo. Ci auguriamo che qualcuno ci
chiarisca che cosa sta succedendo. Noi per ora abbiamo posto un
problema infrastrutturale e di selezione di investimenti. Dovrà
essere fatto un ragionamento con Telecom e tutti gli altri player
del settore".

La smentita di Palazzo Chigi non ha però "convinto" il
segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Non
capisco fino a che punto smentisca la sostanza – ha detto Bersani a
Montecitorio -, in ogni caso sarebbe veramente curioso che avessimo
speso tre miliardi per tenere qualche anno italiana una compagnia
aerea e ci facessimo portar via la rete delle telecomunicazioni
magari inventando una di quelle favole che si usa in questi casi
per cui uno è il padrone ma l'altro comanda". "Siamo
in attesa vigile di quello che il governo farà".

Il responsabile per le Comunicazioni del Pd, Paolo
Gentiloni
ha preentato un'interpellanza urgente
"per fare uscire l'esecutivo dalla sua linea di
indifferenza". "Chiedo quale sia la posizione del Governo
in merito alle ipotesi di fusione tra Telefonica e Telecom Italia
anche in relazione all'esercizio dei poteri speciali della
golden share e quali iniziative intenda adottare per assicurare sia
il superamento del digital divide che lo sviluppo degli
investimenti per la fibra ottica delle reti di prossima
generazione''. 'Mi aspetto dai ministri Tremonti e
Scajola una risposta chiara su come intendano salvaguardare
l'industria, la ricerca e l'occupazione in Telecom e,
soprattutto, il futuro della Rete".

"La gestione della rete e il suo sviluppo restino italiane –
sottolinea il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio
Gasparri
-. Il governo ha sempre mostrato le sue
perplessità di fronte ad una ipotetica gestione non italiana delle
infrastrutture. La questione dell'ammodernamento della rete, la
costruzione di una banda ultra larga e investimenti da canalizzare
in questo senso non possono essere affidati ad una governance
straniera. Finora ogni ipotesi fatta sui termini della fusione tra
Telecom e Telefonica rientrano nell'ordine delle congetture.
Non c'è nulla di certo, ma è evidente che il governo farà di
tutto per trovare la sintesi giusta per preservare
l'italianità dell'azienda".

Intanto in Argentina il tribunale La Camara en lo Penal Economico
di Buenos Aires ha annullato il provvedimento del Governo del Paese
che obbligava Telecom Italia a vendere la propria partecipazione
nella controllata Telecom Argentina (a seguito della discesa in
campo dell'Antitrust).
.
Ieri sera il capo di gabinetto del governo argentino,
Anibal Fernandez
, intervistato dall'emittente Radio
Continental aveva inoltre puntualizzato che l'obiettivo
dell'esecutivo sud americano "non è mai stato quello di
privatizzare Telecom piuttosto far si che l'azienda si liberi
degli asset di cui si deve liberare per rispettare la legge. Il
monopolio non è oggetto di discussione e non può essere
permesso".

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