Nell’affascinante mondo dei linguaggi artificiali creati dall’uomo per comandare macchine, far funzionare servizi informativi e strumenti tecnologici Java è da anni tra i più utilizzati, se non addirittura il più diffuso al mondo. Non è facile definire una classifica tra linguaggi dell’informatica, di certo, però, ha raggiunto una diffusione impressionante: il 97% dei desktop aziendali ha installato Java, i dispositivi mobili che lo impiegano sono arrivati oltre quota tre miliardi e lo stesso accade in oltre cinque miliardi di carte elettroniche e 125 milioni di Tv. Ma ciò che più conta è la capacità di un ambiente così evoluto – arrivato nel 2014 a compiere 26 anni – di avere dato vita a un business solido e reale, fatto di persone e società specializzate. Secondo Oracle (proprietario di Java, marchio prima indipendente, poi passato sotto l’ala di Sun Microsystem), gli sviluppatori Java al mondo sono ben 9 milioni. Questo significa lavoro, opportunità e strade professionali aperte, soprattutto per i più giovani. Non è un caso che tra i percorsi di formazione che portano a specializzarsi su Java ci sia anche quello universitario, che da tempo ha introdotto percorsi e laboratori specifici presso i corsi di laurea in Ingegneria e Informatica. Per acquisire conoscenze tecniche ci si può affidare anche a corsi professionali di specializzazione al di fuori dagli atenei, in particolare nel segmento della programmazione standard.
È difficile, al contrario, apprendere in un’aula quanto serve per sviluppare app per Android, anch’esse basate su Java: quasi sempre gli esperti crescono in autoformazione. “Non è complesso per un buon programmatore Java passare dallo sviluppo di servizi Web a quelli per mobile o altri dispositivi. Una volta acquisite capacità di analisi e sviluppo, e le basi della programmazione a oggetti, ci si può muovere in maniera trasversale in diversi contesti applicativi e di business”, racconta Marco Signorini, analista programmatore in Sibyl, società di consulenza e sviluppo IT.
Le nuove frontiere aperte oggi sono la domotica, l’Internet delle cose e i wearable device. Mentre le interfacce (soprattutto in ambito Web) lasciano il passo a linguaggi più leggeri, Java oggi permea il cuore di funzionalità e strumenti avanzati e soprattutto elementi e componenti applicative legate a software gestionali. “Per entrare nel mondo Java serve una predisposizione particolare, razionalità e la capacità di sviluppare un pensiero logico ‘a oggetti’. Si può lavorare su soluzioni standard o complessità maggiori, legate al segmento enterprise”, spiega Simone Alfonsi, esperto Java e Responsabile IT di una media azienda del settore commerciale.
In un paio d’anni, lavorando su progetti reali, è possibile passare da livelli junior a quelli senior, ma il vero salto nella carriera di un programmatore Java arriva quando si guidano team di sviluppo o progetti complessi. Continua Marco Signorini: “La crescita professionale si lega da una parte alle competenze di programmazione, ma arrivati al ruolo di analisti si fanno passi avanti soltanto acquisendo ruoli progettuali legati a determinate aree di business. Il vero salto in avanti si realizza quando si maturano esperienze e competenze anche strategiche, per guidare lo sviluppo dal punto di vista del business. Non si ricopre più soltanto il ruolo di programmatore, ma di account nei confronti dei clienti e project manager”.
L’altra via per accelerare la propria carriera è quella di lanciarsi in esperienze imprenditoriali, partendo dal basso, proprio dallo sviluppo. È una strada che percorrono, per esempio, i programmatori Java che danno vita a startup o gli sviluppatori di app per Android.
Quanto guadagna un programmatore Java? Le retribuzioni per chi decide di restare in azienda sono in linea con quelle di altri programmatori, senza troppe distinzioni legate al linguaggio specifico. Si aggirano intorno a medie di 25.000 euro lordi all’anno per junior con meno di due anni di esperienza per arrivare fino a massimi di 38-40.000 euro per senior con 7-10 anni d’esperienza. A questi valori, che riguardano programmatori “puri” si aggiungono poi maggiori chance retributive per chi segue strade più legate alla specializzazione su business specifici, come può capitare per il mondo assicurativo, bancario o delle telecomunicazioni.
Al di là delle sfumature sugli stipendi, che variano molto anche in base all’area geografica (le grandi città, per esempio, offrono buste paga più pesanti), una cosa è certa: il lavoro non manca. Basta interrogare i maggiori jobsite con la parola chiave “Java” per rendersene conto. La ragione è nell’affermazione della piattaforma Java nel mondo e nella stessa comunità professionale. Sebbene Phyton annoveri maggiori consensi tra i programmatori, come certificato da Codeval, comunità specialistica di coder, o il Linguaggio C sia (di un soffio) più popolare secondo il Tiobe index, classifica che misura la diffusione così come registrata nei risultati delle ricerche online, Java resta comunque il linguaggio che ha registrato in tre decenni la crescita più regolare e costante nel mondo della programmazione, un fatto che garantisce sicuramente buone opportunità di lavoro anche nei prossimi anni per i professionisti ed esperti Java.