STRATEGIE

Lindner: “PA e politici italiani, Facebook è un’opportunità anche per voi”

La numero uno delle attività Government & Politics Emea del social network spiega come usare al meglio la piattaforma per ottenere consenso e migliorare il dialogo con i cittadini. “Paura di Twitter? No, siamo agli antipodi. E l’Europa preferisce noi”

Pubblicato il 09 Giu 2014

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«Penso che in Italia politici e amministratori pubblici non stiano ancora cogliendo tutte le opportunità che può offrire loro l’uso dei social network. È una freccia al loro arco, e anche molto potente: basta che capiscano che occorre tempo per consolidare questo tipo di dialogo con i cittadini e che non utilizzino il mezzo come se fosse un canale per la pubblicazione di comunicati stampa». Lo sostiene Elizabeth Lindner, Government & Politics Specialist Europe, Middle East & Africa di Facebook.

Quale impatto può avere Facebook nell’attività di politici e pubblici amministratori?

Da un recente studio è emerso che gli utenti di Facebook hanno il 57% di probabilità in più di convincere altri utenti delle proprie convinzioni politiche rispetto ai social media concorrenti. Una persona che si collega a Facebook più volte al giorno ha 2,5 possibilità in più di partecipare ad incontri politici o elettorali. Questo perché è un network espanso e basato su contatti con persone – familiari, amici o conoscenti – nei quali si ripone sostanziale fiducia. Lo dimostra il successo di un’applicazione che abbiamo proposto nel 2010 negli Usa durante le mid term elections (elezioni di metà mandato, ndr): in pratica cliccando su un ‘bottone’ era possibile condividere con gli amici il fatto di aver votato. Dopo solo tre ore dall’operatività dell’applicazione ci siamo accorti che moltissime persone vi avevano fatto ricorso. E in totale abbiamo valutato che l’uso di questa app è stata in grado di convincere 3.420.000 di persone ad andare a votare. Un rappresentante delle istituzioni, anche in Paesi che non sono gli Usa, dovrebbe tenere conto di questi numeri.

La politica italiana ne tiene conto?

Nel vostro Paese vedo grande attivismo e molto entusiasmo riguardo all’uso dei social network da parte di politici e istituzioni. Credo che si stia cominciando a capire l’importanza del mezzo, ma ci sono ancora molte opportunità da cogliere per consentire più trasparenza e dialogo tra politica e cittadini. Nella mia recente visita in Italia ho avuto modo di incontrare politici di tutti gli schieramenti per discutere di questi temi e molti di loro stanno già facendo un uso particolarmente interessante della nostra piattaforma. Cito il caso di Pina Picierno, deputato Pd e capolista alle elezioni europee nella circoscrizione Sud, che a inizio maggio ha organizzato il primo Facebook Q&A sulla pagina Facebook del suo partito. Attraverso questo strumento, le persone hanno potuto interrogare direttamente la candidata per 45 minuti su tematiche chiave come Europa, Mezzogiorno e legalità, ricevendo risposte in tempo reale. Con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, abbiamo inaugurato il 7 maggio la nuova sede milanese di Facebook. In quell’occasione l’esponente della Lega Nord ci ha spiegato che nell’azione della giunta molte misure sono state modificate o prese su suggerimento diretto degli utenti dei social network. D’altro canto vedo ancora diversi esponenti pubblici che diventano attivi su Facebook solamente a margine delle varie campagne elettorali, mentre sarebbe stato meglio iniziare prima a costruire un rapporto diretto con il loro elettorato: strategie comunicative di questo tipo non si costruiscono nell’arco di una notte. E poi devono imparare a considerare gli utenti di Facebook come persone.

Qual è il tipo di comunicazione pubblica più efficace?

Ogni giorno proporre un tema, uno spunto di riflessione, un insegnamento-chiave. Pensiamo a quando, da piccoli, la mamma ci chiedeva: ‘Come è andata a scuola oggi?’. Ecco: il politico o l’esponente pubblico deve essere in grado di fornire una sorta di resoconto dell’esperienza della giornata, o della settimana, individuando quelli che egli ritiene gli elementi sostanziali per i cittadini. Lo può fare per esempio anche attraverso la pubblicazione settimanale di video sulla sua attività pubblica. Un ulteriore vantaggio dell’uso dei social network da parte delle istituzioni è la possibilità di far sentire immediatamente la propria voce nel momento in cui si diventa oggetti di critiche, magari immotivate. In Danimarca una querelle sulle spese pubbliche di alcuni esponenti politici è defluita su Facebook, consentendo agli accusati di replicare in tempo reale alle accuse e alimentando un dibattito a cui hanno partecipato membri di tutti i partiti, fino al chiarimento definitivo.

Non c’è il rischio di un feedback negativo degli utenti? Alcuni esponenti pubblici rifiutano i social media per timore di insulti.

Credo che qualsiasi personaggio pubblico sia abituato alle critiche. Possono dare un po’ fastidio, ma in fondo non è molto diverso da quello che succede nella vita al di fuori di Internet. Del resto l’apertura al dialogo è essenziale. Quando ero in Moldavia, una dirigente politica mi ha confessato: “Quelli che amo di più sono i momenti in cui criticano i miei post su Facebook perché per molto tempo nel mio Paese non è stato possibile esprimere liberamente le proprie opinioni”.

Quanto è importante il fattore tempo nella public communication?

È essenziale. Da un nostro recente case study sul corpo di polizia dello Staffordshire è emerso che in questa contea di oltre un milione di abitanti gli aggiornamenti della pagina Facebook sono considerati più affidabili di tutti gli altri media locali. I poliziotti si sono conquistati la credibilità sul campo nel corso degli anni, ascoltando e intervenendo online a favore di tutte le comunità presenti nell’area: per questo la loro pagina su Fb è stata una di quelle di maggior successo in Europa. È altrettanto importante non aprire un profilo sui social media soltanto in prossimità di un’elezione e poi chiuderlo subito dopo. È stato dimostrato che una delle aree più rilevanti nell’esperienza dei social network riguarda le aspettative delle persone, che quindi non vanno deluse. Inoltre è fondamentale prepararsi per tempo: nel 2015 ci saranno molti appuntamenti elettorali in Europa, bisogna cominciare ad agire ora.

Non temete competitor come Twitter?

L’utilizzo di Facebook è diverso. È come prendere un caffè con qualcuno, è uno spazio sociale in cui si può raccontare una storia. Diventa fondamentale per quegli amministratori pubblici che hanno a cuore il dialogo quotidiano con i cittadini. Inoltre i dati sono dalla nostra parte: un cittadino su tre nell’Unione europea ha un profilo Facebook.

Ma perché Facebook si occupa di politica?

Fa parte della nostra missione rendere il mondo più aperto e connesso. Gli amministratori della cosa pubblica prendono decisioni in grado di influire su un gran numero di persone, perciò è essenziale che siano sempre più connessi con i cittadini e che il loro operato sia trasparente.

Non è anche un modo di stare vicino alla politica, esercitando una sorta di lobbying?

Per noi è importante, anzi è un privilegio, aiutare la comunicazione pubblica in Paesi dove gli amministratori non possono permettersi di spendere grandi somme di denaro in piattaforme di comunicazione. È ugualmente importante che politici e amministratori che decidono del nostro futuro possano prendere le decisioni migliori anche in base al dialogo instaurato con gli utenti di Facebook. E comunque, portandoli sul nostro social network, li spingiamo verso una sempre maggiore trasparenza, rendendoli direttamente responsabili delle loro azioni.

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