IL CASO

Intercettazioni, Vodafone “contagia” le altre telco

Deutsche Telekom e Verizon già pronte ad aggiornare i loro disclosure report. Ma in molti casi gli operatori hanno le mani legate: alcuni governi impediscono di rendere note le richieste di accesso ai dati

Pubblicato il 09 Giu 2014

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Il “disclosure report” di Vodafone, che ha rivelato che le agenzie governative di alcuni Paesi hanno accesso diretto alla rete del secondo maggiore operatore mobile mondiale e possono ascoltare liberamente le telefonate degli utenti, risalendo senza filtri ai dati che riguardano le loro comunicazioni, spinge altri operatori telecom a rivelare in quale misura i governi di tutto il mondo abbiano accesso alle telefonate e ai dati che transitano sulle loro reti.

Deutsche Telekom ha detto che spingerà per una maggiore trasparenza e negli Stati Uniti Verizon Communications ha garantito un aggiornamento del suo transparency report entro luglio 2014. Google ed At&t già informano i loro utenti delle domande che ricevono dalle autorità statali e giudiziare di accedere ai loro dati. Secondo gli analisti si tratta di cambio di direzione nel dibattito sulla protezione dei dati personali, a un anno dal Datagate: allora le aziende come 
Google e Facebook e i provider telecom erano stati additati come i principali responsabili, ma ora, sottolinea Chetan Sharma, analista indipendente di Washington, le aziende dell’Ict vogliono suggerire che il vero colpevole è il governo, con richieste di consegna dei dati che la legge giustifica.

Deutsche Telekom ha pubblicato lo scorso mese i dati sulle richiese ricevute dalla polizia e dalle autorità giudiziarie di consegna di alcune informazioni relative a clienti in Germania. Ora la Telco sta considerando la pubblicazione di un report analogo per i mercati esteri. Rappresentanti di Bt in Uk, di Orange in Francia, di Telefonica in Spagna e di Telecom Italia nel nostro Paese non hanno per ora indicato se intendono pubblicare un “disclosure report” simile a quello di Vodafone, ma potrebbero prendere in considerazione di seguire l’esempio. Tutti gli operatori hanno spiegato che devono adeguarsi alle leggi locali che riguardano i dati personali.

Le associazioni in difesa della privacy sono invece sul piede di guerra, soprattutto dopo che Vodafone ha rivelato che sei nazioni hanno accesso diretto alla sua rete, senza supervisione del carrier. Vodafone non ha specificato quali siano queste sei nazioni ma in un’appendice di 88 pagine al suo report spiega che ci sono Paesi che per ragioni di sicurezza nazionale possono usare l’accesso diretto alla rete della Telco, come Albania, Egitto, Ungheria, Irlanda e Qatar, mentre le autorità turche possono “completamente” sospendere il diritto alla privacy nelle comunicazionin nelle situazioni di emergenza.

Alla luce di queste notizie, creare uno standard comune per la disclosure da parte dei governi in Europa sull’accesso ai dati personali dei cittadini diventa necessario, commenta Stefano Mele, avvocato specializzato in tecnologia e privacy
 dello studio Carnelutti a Milano. “E’ comprensibile che un governo faccia azioni di spionaggio contro entità estere ma è inquietante che alcuni Paesi effettuino una raccolta massiccia di informazioni sui loro cittadini”, dice l’avvocato.

In Uk una legge impedisce a Vodafone di rivelare i tentativi legittimi del governo britannico di accedere ai dati sulle reti del carrier: c’è un’agenzia di Londra che pubblica queste informazioni e da cui si ricava che nel 2013 sono state autorizzate 2.760 intercettazioni.

L’ultimo “transparency report” di Google svela 27.477 
richieste da governi e tribunali di tutto il mondo nella seconda metà del 2013, di cui il 38% proveniente dagli Stati Uniti. Negli Usa, At&t, la principale compagnia telefonica americana, ha ricevuto 301.816
 richieste di informazioni dalle autorità statali o federali o da tribunali nel 2013. Verizon Communications ne ha ricevute 321.545. I due carrier ricevono richieste anche da fuori degli Usa: per Verizon la maggior parte delle domande estere arriva dalla Germania (3.000) e dalla Francia (1.347) – numeri che vanno confrontati con le oltre 600.000 richieste ricevute da Vodafone in Italia nei 12 mesi terminati lo scorso 31 marzo per dati relativi alle comunicazioni sulle sue reti.

“Sono i governi, non le Telco, che devono essere più trasparenti sul numero di domande che fanno agli operatori di telecomunicazioni”, ha commentato Vodafone, sottolineando che in molti Paesi le Telco hanno le mani legate perché i governi non consentono agli operatori di rete di rendere note le richieste ricevute di accesso alle loro reti o consegna di dati sugli utenti.

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