Con il “kick off meeting” tra i vertici di Rai Way e le due banche scelte come “joint global coordinator” dell’Ipo, Banca Imi e Credit Suisse, parte ufficialmente il percorso che porterà alla quotazione in borsa della società che gestisce le torri di trasmissione della Tv di Stato, e che dovrebbe portare entro la fine dell’anno, secondo le previsioni che qualche giorno fa erano state anticipate dal dg Luigi Gubitosi, a concludere l’operazione entro la fine dell’anno.
Sul mercato, secondo quanto anticipa Rosario Dimito sul Messaggero, dovrebbero finire una quota tra il 30 e il 40% delle azioni di Rai Way. Spetterà a Imi la responsabilità del processo che prevede una tranche di azioni riservata al mercato retail e una parte per gli 11mila dipendenti del gruppo Rai: un modello a cui Intesa Sanpaolo ha aderito da poco grazie anche a un accordo con i sindacati, e che potrebbe tornare in primo piano anche per le prossime quotazioni prevista in piazza Affari, da Poste a Enav.
A gestire l’ipo, sotto Imi e Credit suisse, ci dovrebbero essere Mediobanca, Citi e Bnp Paribas. Nel ruolo di advisor legali si parla dello studio Bonelli erede Pappalardo per l’emittente, e di Clifford Chance per gli istituti.
Secondo le prime valutazioni degli istituti il valore complessivo dell’azienda sarebbe approssimabile tra gli 800 milioni e il miliardo di euro, che lascerebbero intravedere l’a possibilità di un incasso massimo di 400 milioni nel caso della cessione sul mercato del 40% della società: una cifra che metterebbe ampiamente al sicuro i conti della rai dal “taglio” di 150 milioni di euro previsto dal governo e contro il quale i dipendenti sono oggi in sciopero.
Rai Way – riscostruisce il Messaggero – conta su 2.300 ripetitori su tutto il territorio nazionale, e dà lavoro a 624 persone di cui 13 dirigenti, 123 quadri, 444 tecnici o impegati e 44 operai. La società ha chiuso il 2013 con un utile netto di 11,8 milioni, in aumento rispetto ai +8,5 del 2012.