Il 73% delle aziende europee è in deficit tecnologico per cui l’infrastruttura esistente non è adatta a fornire servizi flessibili che rispondano alla domanda futura. A scattare la fotografia una ricerca commissionata da Colt Technology Services che ha censito anche lo stato dell’arte in quelle europee, in deficit nel 73% dei casi. Secondo i risultati della ricerca, il paese più preparato risulta essere la Spagna, con il 62% delle imprese che dichiara essere di fronte a un deficit tecnologico, rispetto all’81% dichiarato dalle imprese tedesche.
La maggior parte delle aziende europee evidenzia che la propria infrastruttura debba essere aggiornata nel corso dei prossimi due anni per soddisfare le future esigenze di business – questi aggiornamenti includono i servizi voce e comunicazioni (88%), l’infrastruttura del data center (90%) e le infrastrutture di rete (85%).
Se non si interviene subito per colmare il Tech Deficit i cio stimano che entro meno di un anno – 260 gg in Italia e 289 gg di media Eu, le aziende non saranno più in grado di soddisfare i bisogni futuri. Secondo i cio italiani in particolare, il parametro principale per misurare le business performance e il successo di un’azienda è l’Innovazione di prodotti/servizi (56% il tasso più alto in Europa).
Entrando nel dettaglio del mercato italiano il report “The Tech Deficit Research” – questo il nome del report – evidenza che il risparmio è la ragione per cui si adottano soluzioni Cloud (61%), una percentuale quasi doppia rispetto al resto d’Europa. Il 61% crede che non sarà in grado di soddisfare le esigenze dei clienti entro un anno a patto che non si corra ai ripari (maggiore preoccupazione rispetto alla media europea del 53%)
Solo il 23% dei cio crede che l’infrastruttura attuale sia idonea a sviluppi futuri (la media europea è 26% con un picco del 34% per UK). Il 63% dei cio europei reputa un vantaggio avere un unico provider
Il 73% dei manager IT vede crescere il gap a causa di infrastrutture inadeguate che non rispondono ai bisogni dei clienti (in linea con Eu al 72%). Più preoccupate le grandi aziende (79%) rispetto alle Pmi (66%).
Infine il 64% dei cio crede che la semplificazione dell’infrastruttura tecnologica sia la strada migliore verso l’adeguamento necessario e solo poco più della metà degli interpellati (56%) reputa che il successo dell’azienda sia legato all’innovazione di prodotto o servizio (la media europea è leggermente inferiore)
La ricerca indica che la semplificazione e l’automazione sono la via preferita per l’evoluzione delle infrastrutture, con il 60% degli intervistati europei che dichiara di essere in cerca di una maggiore semplicità nella loro infrastruttura. L’utilizzo di un modello basato sul servizio è destinato a diventare sempre più importante nei prossimi due anni, con una previsione di crescita di Infrastructure-as-a-Service, Software-as-as-Service e data center colocation rispettivamente del 52%, 55% e 33%. La ricerca evidenzia anche una tendenza verso un maggiore consolidamento dei fornitori e dei partner strategici, con il 63% degli intervistati che dichiarano di vedere benefici in un modello di fornitore unico che offre una gamma di diverse opzioni di servizio IT e infrastrutture.
“Nell’economia digitale, strategie di business fondamentali come l’ingresso in nuovi mercati, la soddisfazione delle esigenze dei clienti e l’aumento della redditività sono disciplinati dalla diffusione di tecnologie efficienti e adeguate. I dati mostrano che il deficit tecnologico è un problema per tutta Europa e impatta le aziende di ogni dimensione – spiega Mimmo Zappi, regional general manager di Colt Italia- Il paradigma economico digitale implica che le aziende adottino nuove tecnologie e strumenti per alimentare nuovi modelli di business e nuovi approcci – dagli strumenti di analisi per le applicazioni user driven alla cosiddetta wearable tecnology, ovvero tutte quelle nuove tecnologie portabili. Se il deficit infrastrutturale a supporto di queste trasformazioni non sarà colmato, ci saranno conseguenze evidenti. Inevitabilmente, le organizzazioni subiranno l’impatto di questo deficit entro i prossimi 12 mesi. L’impatto sarà dispendioso e dannoso soprattutto per coloro che sono meno preparati o che si trovano ad agire in segmenti di mercato con dinamiche di cambiamento molto spinte, in cui la continuità del servizio è cruciale ad esempio nel settore media e finanziario”.