Il processo civile telematico andrà a regime per tutti gli atti solo dal 31 dicembre 2014. Diventa obbligatorio dal 30 giugno solo per quelli nati da questa data in poi. Per quelli pendenti si potrà ancora usare la carta: il canale telematico è facoltativo.
C’è insomma una piccola proroga nel decreto legge uscito dal Consiglio dei ministri venerdì scorso. Il Governo adotta la via della partenza graduale, considerate le richieste dei magistrati e i vari problemi tecnico-organizzativi segnalati.
«Nei procedimenti pendenti a tale data il deposito può essere facoltativamente effettuato con modalità telematiche. Dopo il 31 dicembre 2014, il deposito telematico degli atti processuali sarà obbligatorio anche per i procedimenti iscritti prima del 30 giugno 2014», si legge nel decreto.
Nota bene che non è un indugio sulla via del digitale: il Governo tira dritto e infatti fissa anche, al 2015, il termine per il processo civile amministrativo.
Ma evidentemente i magistrati hanno convinto il ministro della Giustizia alla necessità di una maggiore gradualità, durante i tavoli tecnici del processo civile telematico, come anticipato dal Corriere Comunicazioni e come risulta da una lettera che il ministro ha mandato a tutti i partecipanti dei tavoli. Nella lettera il ministro annunciava anche modifiche organizzative e normative, tra cui la possibilità per gli avvocati e incaricati del Giudice di autenticare i documenti e gli atti depositati nei registri di cancelleria e l’eliminazione della sottoscrizione del verbale da parte delle parti nel processo.
Anche queste modifiche possono rientrare- come la proroga parziale al 31 dicembre- nelle misure di “accompagnamento” alla rivoluzoine tecnolocia: per far partire il processo civile telematico senza traumi.
Un’indagine del Consiglio superiore della magistratura ha appena segnalato, del resto, quanto siano inadeguate ancora le dotazioni tecnologiche dei tribunali. Otto tribunali su 140 senza servizi telematici attivi; il 40% degli uffici senza dotazioni hardware – pc soprattutto – efficienti e il 27% senza connessioni in grado di supportare il flusso documentale del processo civile telematico. Pochi giorni prima, l’Associazione nazionale magistrati aveva denunciato altre inadeguatezze tecnologiche e amministrative, chiedendo quindi una proroga dell’obbligo al canale telematico. Ora è arrivata, sebbene parziale.