Il governo britannico afferma il suo diritto a raccogliere i dati sull’uso di Internet dei suoi cittadini, anche tramite intercettazioni di servizi come Facebook, Google e Twitter che hanno sede negli Stati Uniti o altre nazioni. La posizione di Londra viene descritta nel sommario preliminare di un report che verrà pubblicato oggi da Privacy International e altri gruppi britannici in difesa della privacy e che il New York Times ha letto in anteprima. Questa visione del governo che lo studio riporta si basa su un documento del governo stesso che il gruppo ha ottenuto come parte di un procedimento legale.
Londra afferma che qualunque contatto tra cittadini britannici che avviene tramite social network con sede in altri Paesi o utilizzo di motori di ricerca stranieri rappresenta una “comunicazione esterna” e come tale può essere soggetta a intercettazione, anche senza che il governo sospetti alcuna attività illecita e senza bisogno di un mandato individuale. Al contrario, la legge britannica consente l’intercettazione delle “comunicazioni interne” (tramite servizi che hanno sede in Uk) solo se le autorità sospettano qualche attività illegale o se richiesto da un tribunale.
Nel documento si spiega che le intercettazioni online sono possibili senza autorizzazione quando i siti hanno i loro computer all’estero, anche se a usarli per le loro comunicazioni sono residenti sul suolo britannnico. Per Londra questo metodo è necessario per contrastare il terrorismo internazionale: non sarebbe possibile ottenere un mandato individuale prima di compiere intercettazioni su vasta scala. Ma per i gruppi che difendono la privacy si tratta di una ”scappatoia” usata dal governo britannico per spiare i propri cittadini.
Non è chiaro quanto Londra applichi alla lettera queste regole, ma l’agenzia di sorveglianza che presiede alle attività di sorveglianza, la Gchq, sottolinea che il suo lavoro è svolto in pieno accordo con il quadro legale britannico: “Le nostre attività sono autorizzate, necessarie e commisurate al singolo caso”.
Il documento ottenuto da Privacy International è la memoria difensiva del governo in risposta a una causa intentata l’anno scorso da un gruppo di associazioni in difesa della privacy, tra cui la stessa Privacy International e Amnesty International, in seguito alle rivelazioni sulla sorveglianza messa in atto dal governo britannico fatte da Edward Snowden.
I gruppi per la privacy chiedono a Londra di smettere di usare le informazioni di Prism, il famigerato sistema che permette alla Nsa americana di intercettare le e-mail dei non-americani all’estero catturandole da fornitori di servizi americani come Facebook, Gmail, Yahoo e Hotmail. Inoltre, Privacy International e gli altri chiedono al goveerno inglese di chiudere il suo programma di sorveglianza Tempora con il quale un’agenzia di intelligence può “spiare” i cavi in fibra ottica che trasportano il traffico Internet da e per la Gran Bretagna intercettando milioni di e-mail, ricerche online e altri dati personali.