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Google sotto attacco in Germania, editori chiedono l’11%

Un gruppo di big tra cui Springer e Burda procederà legalmente contro il motore di ricerca. Obiettivo una quota di ricavi generati dalla pubblicità per la pubblicazione di estratti agli articoli delle proprie testate

Pubblicato il 23 Giu 2014

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I big dell’editoria tedesca all’attacco di Google. La Vg Media, alleanza che riunisce dodici dei maggiori gruppi editoriali tedeschi tra cui i giganti Springer e Burda, ha avviato un’azione legale per costringere BigG a pagare per la pubblicazione online dei link esistenti sul motore verso le pagine e i contenuti messi a disposizione dalle testate indicizzate. In particolare gli editori vogliono da Google l’11% dei profitti generati dalle entrate pubblicitarie.

Una richiesta che risulta a norma del diritto civile: risale infatti alla primavera dell’anno scorso l’approvazione di un’apposita legge sul nuovo copyright online che prevede che Google (o altre piattaforme) paghino le royalties agli editori per la pubblicazione di contenuti, esentando però dalla tassa gli “snippets” (i brevi riassunti del testo visibili online). Ma finora la legislazione non è stata mai tradotta in pratica. Così gli editori si sono decisi a passare alle vie legali.

La causa dovrebbe essere inizialmente di competenza dell’ufficio responsabile per il diritto d’autore presso il Deutsch Patent-und-Markenamt, l’autorità federale di protezione di brevetti e marchi.

“Dopo che rappresentanti di Google hanno dichiarato, anche in pubblico, di non voler pagare per l’uso di contenuti, e dopo che Google ha rifiutato offerte di negoziati da VgMedia, il ricorso alla giustizia secondo il diritto civile è divenuto necessario” hanno affermato gli editori.

Tra gli editori tedeschi che andranno in tribunale ci sono oltre a Axel Springer e Burda, anche Deutsch Patent-und-Markenamt.

Il re dei motori di ricerca è finito negli ultimi tempi nel mirino delle Autorità europee. Lo scorso 13 maggio la Corte di Giustizia Ue ha stabilito la responsabilità di Google per il trattamento di indicizzazione dei dati personali in caso di violazione del diritto all’oblio. Diritto all’oblio in questo contesto significa diritto all’autodeterminazione informativa del soggetto (persona fisica o persona giuridica) o più specificatamente diritto alla conservazione dell’attualità della propria identità digitale. Così dal 30 maggio Google ha messo a disposizione dei propri utenti europei un servizio attraverso il quale si può richiedere la rimozione di link dai risultati di ricerca compilando un formulario online. Ed è stato immediatamente subissato di richieste.

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