FISCO DIGITALE

Web tax, Boccia convoca De Benedetti e Confalonieri: “Tema da trattare nel semestre Ue”

Il “padre” della normativa sulla pubblicità online, poi bocciata dal governo Renzi, organizza un incontro a cui partecipano anche Andrea Zappia (Sky) e Gino Paoli (Siae): “La Ue si occupi di fiscalità digitale entro l’anno: oppure ogni Paese dovrà fare a modo suo”

Pubblicato il 23 Giu 2014

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“Non è esatto dire che vogliamo riproporre la web tax, piuttosto vogliamo organizzare un confronto sulla nuova fiscalità al tempo dell’economia digitale e sollecitare il governo ad occuparsi della materia durante il semestre di presidenza italiana in Europa. Se l’Ue non definirà la questione entro l’anno, ogni Paese si dovrà fare da solo la propria normativa”. A dirlo al Corriere delle Comunicazioni è Francesco Boccia, deputato Pd “padre” della norma sulla pubblicità online cancellata dal governo Renzi dopo un contrastato iter parlamentare, annunciando per il 30 giugno una tavola rotonda a Montecitorio sui temi della fiscalità delle Internet companies alla quale parteciperanno quattro big: l’editore Carlo De Benedetti, Fedele Confalonieri presidente di Mediaset, Andrea Zappia, ad di Sky Italia, e Gino Paoli, presidente della Siae.

Il parlamentare, che è presidente della Commissione Bilancio della Camera, tiene a precisare che, attraverso questo incontro, non intende “riproporre la web tax”, come scritto oggi da un testata, per poi ribadire che lui non l’ha mai chiamata così. “Il confronto a Montecitorio – spiega – chiude in qualche modo il dibattito avviato da tempo nel nostro Paese sulla necessità di ricostruire i comparti la cui catena del valore è stata stravolta dall’economia digitale: per questo sono stati invitati esponenti dell’editoria e del mondo artistico. Parleremo anche di commercio elettronico, e-booking e giochi online. E metteremo i risultati emersi dal dibattito a disposizione del governo”.

Boccia assicura che non si tratta di “una sorta di club che si coalizza in vista di eventuali, ulteriori azioni a livello politico”. Rileva invece che gli ospiti sono “autorevolissimi esponenti di alcuni settori produttivi del nostro Paese, i quali peraltro non possono essere tacciati di amicizie reciproche, che si confrontano tra loro su un tema molto serio”.

Quindi torna a sollecitare l’intervento dell’Unione europea: “Il semestre italiano – dice – è il momento giusto per riproporre la questione. Se entro un anno non succede niente, allora ogni Paese dell’Unione potrà e dovrà farsi una propria legge. I francesi si sono già mossi, i tedeschi sono sulla stessa strada”.

Boccia ha presentato nel 2013, con oltre 100 firme di deputati provenienti da vari schieramenti, una proposta di legge sulla tassazione dell’attività di impresa attraverso l’economia digitale connessa a servizi erogati in Italia e effettuata da imprese che operano in Italia. La proposta si è poi trasformata in due emendamenti: uno riguardava l’obbligatorietà dell’utilizzo della partita Iva, l’altro la necessità di tracciare le transazioni dei pagamenti destinati alle aziende che vendono beni e servizi online, il cosiddetto ruling. Le due proposte sono state formulate e dibattute insieme. L’emendamento sulla tracciabilità è passato ed è in vigore dal primo gennaio, l’altro è stato cancellato dal Consiglio dei ministri del 28 febbraio dopo una lunga battaglia, anche interna al Pd, che vedeva i renziani opporsi alla proposta di Boccia, lettiano, sostenendo proprio che ad occuparsi della questione avrebbe dovuto essere l’Unione europea.

Tra le numerose voci contrarie alla web tax c’è sempre stato Matteo Renzi. Contrari anche il Movimento 5 Stelle, Stefano Parisi e Riccardo Donadon, presidente di Italia Startup. A difenderla invece l’editore De Benedetti. E di recente anche Confalonieri ha avuto parole dure contro lo strapotere dei giganti della Internet company.

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