“Le infrastrutture sono una delle condizioni abilitanti per molte delle innovazioni che passano attraverso l’uso della rete e delle tecnologie digitali”. Lo ha detto Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, intervenendo al convegno “telco per l’Italia!” organizzato a Roma dal Corriere delle Comunicazioni.
Bassanini ha aperto il suo intervento con una serie di domande mirate a fotografare la situazione del Paese nel campo delle infrastrutture di rete e dell’innovazione: “Gli obiettivi dell’agenda digitale europea sono ancora attuali, o sono già superati dall’accelerazione del progresso tecnologico e della competizione globale? – ha chiesto Bassanini – Perché le imprese Italiane dovrebbero essere meno innovative delle imprese di tanti altri Paesi? Il ritardo dell’Italia è certificato da ultimo dallo scoreboard Ue, ed è aperto il dibattito se l’arretratezza dell’Italia sia da attribuire alla domanda o all’offerta. Io non credo a un ritardo culturale delle imprese italiane – ha spiegato il presidente della Cassa Depositi e prestiti – Dove competono riescono a difendere le loro quote di mercato nonostante handicap spaventosi come il costo del denaro e dell’energia: non è nel Dna delle imprese italiane di essere restie all’innovazione, e allora penso che ci sia un problema di infrastrutture. Infine l’ultima domanda, che riguarda le famiglie – ha proseguito Bassanini – se Netflix va in Francia ma non in Italia è perché si pensa che le famiglie italiane siano meno interessate al servizio, o perché con poche eccezioni manca la infrastruttura adeguata per poterlo commercializzare?”.
Con l’artificio retorico delle tre domande Franco Bassanini ha così sottolineato come il problema dell’Italia in questo campo sia a suo modo di vedere legato soprattutto al tema delle infrastrutture. “Ci sono in programma investimenti delle telco – ha detto – ma se li mettiamo insieme ai dati ufficiali sulla situazione del Paese ne emerge che non ci sono sicurezze che quegli investimenti ci consentano di raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale europea, e magari di superarli”.
“Il settore ha una importanza strategica, oggi la prima esigenza è di creare le condizioni favorevoli alla ripresa della crescita e dell’occupazione, durevole e a un ritmo accettabile. Il problema è la crescita – ha continuato Bassanini – ma la crescita richiede che il sistema produttivo del Paese sia messo in condizione di sfruttare al massimo i margini di innovazione che le tecnologie rendono possibile. Per questo è giusto chiedere un pacchetto di politiche pubbliche per favorire gli investimenti”.
Tra le cose più importanti da fare Bassanini individua la necessità di destinare una parte dei risparmi ottenuti con la spending review al fronte della domanda pubblica di servizi digitali, e sull’accelerazione dell’agenda digitale, “per cui sarà fondamentale – ha detto Bassanini – anche la scelta del nuovo direttore dell’agenzia digitale. Sceglierlo pensando a sistemare qualcuno sarebbe un tradimento”. E poi la scuola. “Occorre la rivoluzione della didattica. Se non si adegua la didattica la scuola viene sentita dai ragazzi come una cosa inutile. O serve a insegnare l’uso critico dei nuovi strumenti di conoscenza messi a disposizione dalla rete – ha argomentato – o viene sentita dai ragazzi come una cosa inutile, fuori dal flusso della loro vita”.
E infine, tornando alle scelte che potrebbero rendere possibili nuovi investimenti sulle reti, Bassanini ha sottolineato che “Si possono mettere in moto una serie di proposte di incentivazione, come si sta cominciando a fare per le infrastrutture dei trasporti, con i crediti d’imposta per i nuovi investimenti decisi dalle aziende, che potrebbero portare a un incremento di Pil e a un aumento delle entrate. E si potrebbero utilizzare le garanzie pubbliche, ad esempio sulle emissioni di bond delle telco legate al finanziamento delle infrastrutture. Ci sono già gli strumenti di legge che consentirebbero di farlo anche alla stessa Cassa depositi e prestiti”, ha precisato.
“Un’altra possibilità che si è aperta da poco è quella messa a disposizione dalla Banca centrale europea, che potrebbe incentivare gli investimenti utilizzando strumenti che rendano disponibili i fondi da destinare per questi usi al tasso dello 0,25%. C’è inoltre la possibilità di accedere ai fondi strutturali, che devono essere utilizzati per interventi che entrino nella categoria della crescita futura del Paese, di cui fanno parte pienamente le reti, guardano anche alle aree intermedie dove le condizioni di redditività attuali non spingono a fare investimenti nel breve periodo. E infine – ha continuato Bassanini – sono urgenti le semplificazioni amministrative, e la politica di regolazione dell’autorità che può essere configurata anch’essa per incentivare gli investimenti una volta che sia garantita dagli operatori l’equivalence of input”.
“Per quanto riguarda Cassa depositi e prestiti – ha concluso – noi siamo disponibili, il capitolo degli investimenti infrastrutturali è nel nostro core business”.