“Dare subito mandato all’Ad di procedere ad un accordo con Gvt, per rilanciare lo sviluppo della società, che in una situazione critica per la forte concorrenza nel mercato domestico sempre in decrescita ha bisogno di un immediato rilancio”. E’ uno dei temi proposti da Asati in una lettera inviata al Cda alla vigilia della riunione di domani.
“Bene se si parte subito – è sottolineato – anche con un accordo commerciale Gvt vende servizi della rete mobile, Tim Brasil vende servizi della rete fissa”; si tratta di un “test importante anche per consuntivare la completa indipendenza dell’attuale board dagli interessi e dal potenziale conflitto di interessi di Telefonica in Brasile”.
Asati propone poi un altro piano per la vendita delle torri: “costituire una società a maggioranza Telecom, in cui possano confluire altri operatori di Tlc e Tv, che gestisca anche la manutenzione in analogia ad operazioni fatte nel passato”. “Questo per non ripercorrere errori del passato vedi progetto Magnum (vendita di 1.400 edifici sedi di centrali telefonica) che sono state e saranno per sempre un disastro per il conto economico della societa'”.
Sullo scioglimento di Telco e la vendita del convertendo, invece, Asati tiene a precisare che “nei sei mesi dall’annunciato formale scioglimento, Telco avra’ ancora il 22.4% delle azioni di Telecom, di cui Telefonica possederà il 15%, il 5% senza diritto di voto. Dopo i sei mesi quel 5% non potrà essere tenuto da Telefonica, viene spontanea la domanda a chi sarà venduto ed esistono dei potenziali collegamenti, o sottostanti finanziari possibili con la recente vendita del convertendo di Telefonica? Il Cda ha chiaro quale sarà lo scenario possibile a fine anno?”.
Asati auspica infine che domani sia individuato il “lead independent”. Sarebbe “un fatto grave” se la figura non fosse individuata a 70 giorni dalla nomina dei membri del nuovo board. Asati suggerisce il nome di Lucia Calvosa, già nominata presidente del comitato rischi. L’associazione indica inoltre che se sarà discusso di incrementare lo stipendio del presidente, Giuseppe Recchi, rispetto ai “900mila euro apparsi sulla stampa, qualora venisse proposta un’aggiunta di stock options, non è possibile una deliberazione senza tornare in assemblea”.