La metà degli italiani che possiedono uno smartphone privato utilizza il proprio dispositivo anche per questioni di lavoro. Mentre un terzo delle persone che hanno un cellulare aziendale se ne servono anche per fini privati. L’insieme di questi due comportamenti rappresenta un’insidia per la sicurezza dei dati, almeno stando a quanto evidenziato da una ricerca OnePoll commissionata da Samsung e i cui risultati sono appena stati pubblicati. Il campione è di 4.500 persone in sette Paesi Ue: Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Belgio e Olanda. Lo studio porta alla conclusione che il 90% degli italiani sovrappone abitualmente la sfera privata e quella lavorativa utilizzando gli smartphone.
Nonostante spesso esistano specifiche policy aziendali che consiglino ai dipendenti di non sovrapporre le due sfere, i cosiddetti “lavoratori hacker” non si curano di questi consigli e spesso mettono a rischio la sicurezza informatica.
La metà degli italiani (49%) utilizza il proprio smartphone personale anche a scopo lavorativo, mentre il 32% usa, al contrario, lo smartphone del lavoro anche nella vita privata – evidenzia la ricerca – Gli italiani hanno in media 11 applicazioni del tutto personali, come Facebook o Whatsapp, sui propri smartphone di lavoro e nove app tipicamente professionali – come Microsoft Outlook – sugli smartphone personali.
“I ‘lavoratori hacker – sottolinea la società di ricerca – sono coloro che, forti di una certa dimestichezza tecnologica, utilizzano a scopo lavorativo lo strumento che preferiscono senza tenere conto delle restrizioni aziendali. Rientra nella categoria quasi la metà (46%) dei “Millennials”, di età compresa tra i 18 e i 34 anni”.