Licenziare subito il decreto sulla documentazione antimafia. L’appello al governo arriva da Anie Confindustria, che accogliendo con favore alcune misure di semplificazione adottate in questi giorni dal Governo in materia di appalti pubblici, chiede a gran voce che tra le priorità dell’esecutivo sia annoverato anche il licenziamento del Decreto correttivo del Codice Antimafia. Si tratta di un provvedimento al quale Anie e le maggiori utilities del settore, con un documento congiunto e condiviso, hanno fornito nei mesi un contributo fattivo. Il provvedimento, all’ordine del giorno del Cdm dello scorso 16 maggio, ma in seguito discusso solo nella riunione del pre-consiglio, introduce alcune semplificazioni sulla documentazione necessaria alla partecipazione a bandi pubblici.
In particolare, il provvedimento consentirebbe, garantendo le stesse tutele della trasparenza negli appalti, di non bloccare la stipula dei contratti di appalto o il perfezionamento delle pratiche di finanziamento, che rischiano di arrestarsi per l’eccessivo allungarsi dei tempi di rilascio della documentazione antimafia da parte delle Prefetture, letteralmente “ingolfate” di richieste dopo l’abolizione dei certificati rilasciati dalle Camere di Commercio.
“Nel corso dell’ultimo anno, sia le imprese sia le stazioni appaltanti avevano richiesto a gran voce un intervento correttivo del Codice Antimafia, – ha dichiarato Maria Antonietta Portaluri, dg di Anie Confindustria (nella foto) – rilevando che le nuove norme in materia, nate con un intento di semplificazione attraverso la creazione di una Banca Dati Unica, si sono in realtà tradotte in una serie di oneri aggiuntivi per le imprese e per le stazioni appaltanti nelle more dell’istituzione di tale strumento, ad oggi peraltro ancora non esistente”.
“Nel testo del Decreto si affronta la controversa questione delle verifiche antimafia sui familiari conviventi, – continua Portaluri – stabilendo che queste vengano compiute sui soli familiari residenti in Italia e maggiorenni. Tra le novità introdotte, inoltre, il provvedimento stabilisce che la documentazione antimafia, nel suo periodo di validità, possa essere utilizzata per molteplici contratti e non solo per uno. Altra disposizione importante, per gli effetti di snellimento che produrrebbe, – conclude Portaluri – è la riduzione da 45 a 30 giorni del termine per il rilascio da parte della Prefettura della documentazione richiesta; qualora i tempi di verifica si dovessero protrarre, infine, si introduce la possibilità per la stazione appaltante di procedere comunque alla stipula dei contratti sotto condizione risolutiva.”
Ad oggi Il provvedimento si è arenato, ma Anie ritiene “che ciò sia estremamente deleterio, per i danni che si creerebbero nell’attesa di una decisione che di fatto è contenuta in un decreto già pronto per entrare subito in vigore”.