Lo scoreboard Ue è un appuntamento fisso per valutare l’avanzamento dei diversi Paesi rispetto agli obiettivi dell’Agenda digitale europea. Per trovare l’Italia ci siamo ormai abituati a iniziare dal fondo della classifica e la prima considerazione è che non ci sono particolari novità, a dimostrazione dell’urgenza di avviare delle iniziative di sistema se si vuole realmente incidere sul posizionamento competitivo del Paese. Per quanto riguarda l’inclusione digitale (l’utilizzo regolare di Internet) l’Italia rimane al 25° posto, distaccata di 12 punti rispetto alla media europea, differenziale che tre anni fa era di 17 punti. Se è vero come i collegamenti a Internet siano ormai sostanzialmente tutti a banda larga, colpisce il ritardo nell’adozione dei servizi più veloci (sopra la soglia dei 10 Mbit/s), nonostante un limitato differenziale di prezzo. In effetti, in Italia tali accessi sono meno del 20% (26° posto), contro il 66% della media europea. Nonostante livelli già più alti, vi sono 10 Paesi che presentano una crescita più elevata e non deve quindi stupire la cautela degli operatori italiani nella realizzazione di importanti investimenti per innalzare il livello prestazionale dei collegamenti.
Ciononostante sull’incremento della copertura dei servizi a banda ultra larga l’Italia è seconda solo alla Grecia ed ha raggiunto il 21% della popolazione rispetto al 62% dell’Europa, rimanendo però fanalino di coda della Ue. Mentre l’Europa si interroga sui suoi progressi rispetto ad un’agenda con obiettivi 2020 fissati all’inizio del decennio (i famosi 100 Mbit/s), dall’altra parte del mondo si lavora per entrare nell’era del Gb per secondo. Il futuro rischia di allontanarsi.