Il semestre italiano di presidenza Ue si apre con Digital Venice, appuntamento nel quale l’Italia dirà all’Europa: “Vogliamo superare i nostri gap digitali”.
Navigazione su Internet, alfabetizzazione digitale, e.commerce, uso dei servizi di e.gov, qualità delle infrastrutture, imprese che usano la rete, ricerca, innovazione, competenze digitali: in quasi tutto siamo sotto la media Ue, lontani da Paesi paragonabili al nostro come Francia e Germania, ma anche da realtà molto meno importanti.
Digital Venice può risultare solo una passerella mediatica. Ma può anche rappresentare, finalmente, la manifestazione della consapevolezza, a partire dal presidente del Consiglio, che le politiche digitali – lasciatecele chiamare così – rappresentano una delle principali sfide su cui si misurerà il successo o l’insuccesso riformatore del governo Renzi. Senza rottamare l’analogico, non si cambia il Paese.
Nel momento in cui si chiede all’Europa un’interpretazione meno rigida dei vincoli di bilancio pubblici in cambio di riforme, dovrebbe esserci altrettanta determinazione nell’azione per incidere veramente su tutti i fattori del ritardo digitale italiano. È sull’intera paletta delle nostre arretratezze che l’azione del governo deve scavare. Si tratta di un intervento di sistema che richiede una direzione politica salda e chiara, dentro cui si esplichino in modo coerente e conseguente le azioni dei ministeri interessati (praticamente tutti).
L’Italia ha un problema di fondo che si chiama crescita. È il vero nodo da affrontare. Perché crescita significa sia occupazione (la torta va allargata), sia soluzione virtuosa per la stabilità di bilancio nel lungo termine.
Ebbene, l’economia digitale è il fattore che più di moltissimi altri può imprimere la spinta necessaria a fare ripartire l’economia, ridare competitività alle nostre aziende, riqualificare i servizi resi dalla macchina pubblica, rendere più efficiente e meno dispendiosa la nostra PA, creare l’ambiente favorevole alla nascita di nuove imprese innovative, alla crescita delle Pmi, al ritorno degli investimenti esteri.
È la consapevolezza e gli impegni che ci attendiamo emergano da Digital Venice. Altrimenti, sarò solo un rondò.