Al via il primo corso online per pilota di droni riconosciuto dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). L’idea è venuta a Elite Consulting, società romana titolare dei marchi HobbyHobby, e a Drone Innovations, la nuova struttura che curerà questi corsi per il pilotaggio dei droni. “La proposta formativa – assicurano le due società – rispetta il recente Regolamento emesso dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile riguardo ai cosiddetti aeromobili a pilotaggio remoto (Apr)”. Il corso, aggiungono, “prevede infatti il rilascio del certificato di competenza teorica del pilota e degli attestati di capacità da parte del costruttore a gestire uno specifico modello di Apr”.
Ma come si diventa pilota di un drone? Gli aspiranti potranno seguire il primo corso teorico in modo classico, frequentando le lezioni presso l’Aviosuperficie Arma di Nettuno (Roma), oppure a distanza tramite una virtual classroom via web. “Questa scuola per droni è organizzata in collaborazione con la società romana Aerovision e con l’Aeroclub Volere e Volare di Nettuno, federato all’Aero Club d’Italia” spiegano le due società. L’obiettivo dei corsi “è di formare dei professionisti in grado di gestire tutte le fasi relative alla gestione di un drone multirotore, dall’acquisto alla configurazione, dalla semplice condotta in volo all’esecuzione di precise missioni operative, fino alla manutenzione” proseguono ancora le due società, sottolineando che “inizialmente saranno rilasciati attestati per i droni prodotti dal colosso cinese Dji con elettronica Naza o Wookong, di cui HobbyHobby è importatore ufficiale per l’Italia. Sono in fase di definizione accordi anche con importanti costruttori italiani per organizzare corsi sulle loro macchine, a partire da Italdron”.
“La nostra scuola è autorizzata dall’Enac in quanto aeroclub federato all’Aero Club d’Italia – rimarca Giovanni Formosa, responsabile della formazione di Drone Innovations – e dunque può rilasciare il certificato di competenza teorica del pilota e anche gli attestati di capacità per l’utilizzo delle singole macchine. Questi certificati –aggiunge – attestano che il pilota ha appreso le regole del codice della navigazione, oltre ad essere stato addestrato alle tecniche di pilotaggio e a possedere una conoscenza generica dei materiali, dell’elettronica di base, della manutenzione e dei rischi legati alla sicurezza. Questa è la competenza necessaria per poter volare anche in area critica, ma -avverte Formosa- non è sufficiente: deve essere l’Enac, infatti, ad autorizzare successivamente lo specifico volo critico, dopo aver verificato che ci siano tutti i requisiti previsti da Regolamento”.
Il 30 aprile scorso è entrato in vigore il nuovo Regolamento sui mezzi aeromobili a pilotaggio remoto (Apr), messo a punto dall’Enac e approvato a febbraio. Regolamento che ha dimostrato come il nostro Paese sia all’avanguardia in questo settore dove finora vigeva il Far West.
Il documento distingue due tipologie di velivoli radiocomandati: quelli dedicati a scopi ricreativi e sportivi (denominati “aeromodelli”) e quelli per attività professionali e lavorative (gli Apr, appunto). Il Regolamento prevede, tra l’altro, che il pilota di Apr debba essere maggiorenne, debba frequentare un corso di addestramento (ottenendo una sorta di “patentino”) e che il drone sia assicurato.
A tutt’oggi per i droni sopra i 150 kg, quelli per uso militare, valgono le regole dell’Icao (Civil Aviation Organization, Organizzazione internazionale dell’aviazione civile). Invece per quelli sotto i 150 kg, cioè sostanzialmente gli Uav (Unmanned aerial vehicles) ad uso commerciale (che poi in genere non superano quasi mai i 25 kg), non esiste finora alcuna legislazione internazionale né europea, quindi ogni Stato si regola come crede. L’Italia ha deciso di varare il Regolamento, che però non ha mancato di suscitare qualche dubbio e polemica tra costruttori e operatori.