Tutto è iniziato in aprile, agli Stati Generali della Salute, durante la tavola rotonda introduttiva sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale: un’idea apparentemente “buttata lì” ma in realtà frutto di un paio d’anni di lavoro da parte di Netics, lanciata al ministro Beatrice Lorenzin e da lei immediatamente raccolta.
Se una delle cause principali della difficoltà con la quale l’innovazione tecnologica in sanità è riuscita in questi anni a “sfondare” in termini di consenso ma soprattutto di capacità di sostenere i processi di efficientamento del Ssn è relativa ad una governance “problematica”, allora partiamo da qui: dalla governance. Per poi andare a lavorare sui processi di erogazione dei servizi agli assistiti, a livello territoriale e ospedaliero, in funzione di un reale efficientamento.
La tecnologia arriva dopo, ed è l’elemento essenziale senza il quale nulla è possibile. Ma “arriva dopo”, perché prima dobbiamo capire come incidere sui processi. Servono soldi? Sicuramente sì.
Netics ha elaborato un modello (ovviamente da raffinare, ma pur sempre un buon modello e un punto di partenza) a fronte del quale si stima un fabbisogno tra i 4 e i 5 miliardi in tre anni per assicurare investimenti capaci di garantire un reale efficientamento del sistema.
Lo Stato e le Regioni ce li hanno, questi soldi? Sicuramente no, perlomeno non tutti. Occorre quindi lavorare alla costruzione del tesoretto, mettendo insieme risorse pubbliche (partendo dai fondi comunitari della nuova programmazione 2014-2020, che assegnano risorse importanti sia per la sanità che per l’agenda digitale) e private, coinvolgendo in regime di partenariato pubblico-privato i soggetti portatori di competenze di reingegnerizzazione dei processi, di soluzioni tecnologiche e di capitali (le istituzioni finanziarie).
Il grande elemento innovativo di questa iniziativa è rappresentato dalla governance: ministero della Salute, Regioni e operatori privati si mettono insieme e stipulano un vero e proprio “patto”: il Patto per la Sanità Digitale.
Domanda e offerta, quindi, lavoreranno insieme alla realizzazione del Patto, verificando, per ciascun ambito prioritario di intervento individuato, anche la possibilità di attivare iniziative di partenariato pubblico-privato e/o di accedere a fondi comunitari o altre risorse pubbliche capaci di innescare un circuito virtuoso di risorse economiche destinate a finanziare gli investimenti necessari.
Nel Patto saranno individuate priorità di intervento, in particolare in ambiti dove l’efficientamento dei processi di erogazione dei servizi garantisce la realizzazione di economie gestionali (modelli organizzativi e strumenti per la razionalizzazione dell’infrastruttura IT della Sanità Pubblica; nuove piattaforme di servizi “information intensive” per i cittadini; cartella clinica condivisa; teleconsulto, telerefertazione, telediagnosi, telemonitoraggio, teleriabilitazione; telemedicina e integrazione col Fascicolo Sanitario Elettronico, ecc.).
Le priorità verranno discusse in progress in modo da giungere a una versione condivisa con tutti gli stakeholder. L’iniziativa è rigorosamente precompetitiva, aperta alla partecipazione di tutti i soggetti interessati purchè disposti ad accettare le regole del Patto. Naturalmente è aperta anche alla partecipazione di operatori sanitari privati-convenzionati, e a tutti i soggetti costituenti la filiera sanitaria.
Già a partire dall’autunno 2014 cominceranno ad uscire le prime call for initiatives: i soggetti interessati, già costituiti in forme di partenariato pubblico-privato, presenteranno proposte progettuali affiancate a modelli di sostenibilità economico-finanziaria e organizzativa.
Come si può vedere, si tratta di un modello quasi “rivoluzionario” che recepisce fino in fondo i nuovi criteri per l’assegnazione dei fondi strutturali: governance strutturata, forte coordinamento delle iniziative, coinvolgimento del privato. L’obiettivo finale è quello di utilizzare le economie gestionali ottenute (stimabili intorno ai 5 miliardi di euro all’anno) per nuovi e importanti investimenti finalizzati a garantire un sistema sanitario universale, equo e sostenibile.
Dal punto di vista del sistema dell’offerta, la prospettiva è quella di un sostanziale raddoppio della spesa annuale Ict della sanità italiana, a partire dal 2016 ma con qualche sostanzioso incremento già visibile nel 2015.