Mi sentirei per ora di esprimere cautela sul 2010. I trend
economici sono disomogenei e gli indicatori principali
dell’Eurozona offrono un quadro interlocutorio. Il Pil torna in
crescita, è vero, ma il 2010 vedrà anche il picco dei senza
lavoro, incidendo sulla domanda. Latita anche la produzione
industriale, con gli investimenti restii a riprendere. Insomma, non
vorrei che l’exit strategy annunciata da Trichet e la restrizione
del credito finissero per allontanare nel tempo la ripresa. È
necessaria una politica per far ripartire i consumi. Se prendiamo
il nostro paese, colpisce la fragilità emersa da un’indagine
Bankitalia-Sole 24Ore, condotta tra 458 aziende con più di 50
addetti: aumenta il numero di coloro con un mood più sereno tra le
realtà orientate all’export rispetto a quelle che producono per
il mercato interno. Paradossalmente c’è più fiducia tra gli
imprenditori e le piccole aziende.
L’IT poi non brilla per prospettive. In ogni caso, occorre che i
termini di pagamento si adeguino a quelli europei. Ai costi si
continuerà, è giocoforza, a prestare attenzione.
Tuttavia, sarebbe un atteggiamento miope limitarsi a ciò. Le
aziende hanno bisogno di investire in innovazione, di processo
soprattutto, perché è da qui che si recupera competitività. E
l’IT è il solo elemento in grado di favorirla, incrementando
l’intelligenza dei sistemi e garantendo efficienza. Una normativa
incentivante in tal senso appare indispensabile. Il primo ostacolo
resta la sfiducia, aggravata dal permanere di logiche superate. Ci
sono interi settori della nostra economia da trasformare
semplicemente applicando, in maniera trasversale e interconnessa,
tecnologia già disponibile. Sanità, trasporti, energia, Tlc,
servizi pubblici: in gioco ci sono cicli virtuosi di nuova
occupazione e più qualità della vita. La nostra visione dello
Smarter Planet va proprio in questa direzione. Confortano le misure
adottate dal Governo. Una PA in grande fermento opera per innovare
sé stessa e i servizi al cittadino. Il Ministero dello Sviluppo
dà attuazione al Fondo nazionale Innovazione per i progetti basati
sulla proprietà intellettuale e cerca ora risorse per un nuovo
bando del programma Industria 2015. E poi c’è il nuovo Piano
triennale per la Ricerca. Insomma, i segnali non mancano. Ma non
dimentichiamoci dei gap che ci separano dagli altri paesi e di
quali ulteriori stimoli la sfera pubblica potrebbe concretamente
farsi carico, direttamente o tramite il ricorso al project
financing.