Chi ha pensato che con le nomine di ieri di Alessandra Poggiani a Direttore Generale e Stefano Quintarelli a Presidente del Comitato di indirizzo l’Agenzia per l’Italia Digitale, ad oltre due anni dalla sua istituzione, fosse, finalmente, pronta ad iniziare a lavorare sul serio, dovrà ricredersi ed avere ancora un po’ di pazienza.
Lo Statuto dell’Agid – e prima ancora la legge – prevedono, infatti, che il Comitato di indirizzo debba essere composto da un rappresentante della Presidenza del consiglio dei Ministri, una serie di rappresentanti di altrettanti ministeri e, poi, dai membri di un “Tavolo permanente permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana” del quale, per la verità, sin qui non si è mai – o quasi – sentito parlare.
Una dimenticanza? E’, naturalmente, possibile nella pachidermica e labirintica struttura della governance della politica dell’innovazione in Italiana. Fatto sta che il “tavolo” che per legge deve essere istituito con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sin qui non sembrerebbe essere mai stato istituito.
Non è un fatto da poco perché, sempre stando alla legge che gli ha dato i natali al “tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana” dovrebbero sedere “esperti in materia di innovazione tecnologica” e “esponenti delle imprese private e delle università”.
E’, di fatto, un organo consultivo che funziona da organismo di raccordo tra gli stakeholders e gli addetti ai lavori – esperti ed accademici – ed i cui componenti sono membri di diritto del comitato di indirizzo dell’agenzia per l’Italia digitale con l’ovvia conseguenza che non si fa il tavolo, non può costituirsi il Comitato d’indirizzo – che pure ha già un Presidente – e, quel che è peggio, l’Agid non può iniziare a lavorare a pieno regime.
Ma neppure l’istituzione del “tavolo” e la nomina dei suoi componenti – dei quali la legge non stabilisce il numero – varrà a chiudere il cerchio perché la legge stabilisce che il Tavolo debba essere presieduto da un soggetto individuato dal ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, senza, peraltro, chiarire se il ministro debba individuare il Presidente tra i membri del Tavolo o se si tratti di un’ulteriore figura.
Chi si ricorda la famosa canzoncina che cominciava proprio con “per fare un tavolo, ci vuole un albero e per fare un albero ci vuole un fiore…”, forse, può cominciare a canticchiarla per ingannare l’attesa. Per poter dire conclusa la storia della nascita dell’Agenzia per l’Italia digitale, serve ancora un po’ di pazienza.